Il problema dei rifiuti è praticamente irrisolvibile in Sicilia. Nella costa orientale dell’isola, il caos scoppia tutte le volte che la discarica di Lentini si ferma, ora per la saturazione del sito, le cui due vasche sono esaurite, ora per i contrasti tra il gestore, l’amministratore giudiziario di Sicula trasporti che ha assunto la guida dell’azienda dopo l’inchiesta della Dda di Catania culminata con gli arresti del gruppo Leonardi, e la Regione siciliana per le autorizzazioni relative alla quota di rifiuti da inviare all’estero. Di questo si è occupata la trasmissione Sulle strade di Siracusa.
Affari d’oro per la Sicula trasporti
Nella discarica di Lentini, conferiscono 174 Comuni siciliani e naturalmente il trasferimento all’estero dell’indifferenziato ha fatto innalzare le tariffe della Sicula trasporti, che fa affari d’oro. “I costi sono aumentati per via del trasferimento all’estero o fuori regione dei rifiuti: nel giro di pochi anni il costo per i Comuni è salito in modo vertiginoso, da 120 a 390 euro” dice l’assessore all’Igiene urbana di Siracusa, Andrea Buccheri.
I costi a cascata sui contribuenti
L’impennata dei prezzi rischia di mandare in tilt i piani economici dei Comuni che, a loro volta, per legge, devono scaricare il peso dei costi sui contribuenti. La situazione è paradossale: si pagherà di più per non risolvere affatto il problema.
La raccolta differenziata che non decolla
La Sicilia potrebbe fare anche a meno delle discariche, o meglio potrebbe utilizzarle solo per piccole quote se riuscisse ad aumentare, in modo concreto, la quota della raccolta differenziata. Ci sono Comuni, come Siracusa, che arrivano intorno al 50%, altri, come Catania, che, a stento, raggiungono il 10%. Morale della favola: c’è sempre bisogno di discariche.
“Il Comune di Siracusa, tra gennaio e febbraio del 2023, – dice Buccheri – è arrivato al 52% influendo non in modo incisivo nel conferimento in discarica mentre Catania si attesta tra il 10 e l’11%. Infatti, la città etnea conferisce circa 200 mila tonnellate l’anno nel sito della Sicula trasporti, determinandone la saturazione”.
Gli impianti locali non ci sono
La soluzione tampone sarebbe stata quella di creare delle mini discariche per provincia ma il progetto della cosiddette Srr, Società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti, è fallito.
Termovalorizzatori? Occorrono almeno 7 anni
“Le Srr, da quando sono nate, non sono riuscite, anche per la lentezza burocratica della Regione, a realizzare degli impianti di prossimità ed autosufficienti. Questi erano gli obiettivi ma sono falliti” assicura Buccheri, per il quale “la soluzione dei termovalorizzatori ipotizzati dalla Regione è improduttiva anche perché per realizzarli servono almeno sette anni, per cui il tempo non gioca dalla nostra parte”. A questo punto, “meglio spingere sulla raccolta differenziata” conclude Buccheri.
I 45 milioni ai Comuni
La Regione, per frenare l’emorragia dei costi, ha in preventivo di assegnare 45 milioni di euro ai Comuni. “La Regione ha avviato una procedura per la raccolta dati – dice il presidente dell’Anci Sicilia, Paolo Amenta – alle Srr, in merito all’ultimo semestre del 2022. Una volta completato questo passaggio, si procederà per il trasferimento delle somme ai Comuni che sono stati costretti ad aumentare la spesa per i rifiuti a causa dell’impennata delle tariffe da parte della Sicula trasporti”.
“Stanno emergendo, e non da ora – dice ancora il presidente dell’Anci Sicilia, Paolo Amenta – tutte le scelte degli anni passati, con il fallimento degli impianti di prossimità e di una raccolta differenziata molto approssimativa su scala regionale”
La versione podcast della puntata Sulle Strade di Siracusa
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