Il tema del lavoro è cruciale a Siracusa come in tutta la Sicilia. A leggere i dati su Siracusa, forniti dalla Cisl, la situazione non sembra così drammatica: il tasso di disoccupazione nel 2021 era intorno al 21%, salvo poi scendere intorno al 15% nel 2022. Certo, il Petrolchimico fa la parte del leone, tenuto conto che nel Siracusano rappresenta il 60% del Pil ma una forte spinta l’ha data il settore edilizio.

L’impennata grazie all’edilizia

“Nell’ultimo periodo l’edilizia ha dato un forte impulso, merito del Superbonus – dice Vera Carasi, segretario generale della Cisl Siracusa e Ragusa – grazie al quale sono stati aperti numerosi cantieri. Quando si muove l’edilizia, l’economia respira.  Inoltre, ci saranno i lavori per la Ragusa-Catania e poi gli interventi per il completamento della Siracusa-Gela, che aumenteranno la quota di occupati”.

La fuga dei giovani, “colpa della precarietà”

Nonostante i numeri confortanti, emerge un dato preoccupante: la fuga dei giovani dal territorio, i cui contratti di impiego sono deboli, da qui il desiderio di farsi una vita altrove. “Oggi si parla di contratti precari – dice Carasi – spesso interinali, insomma molto provvisori che non danno molte possibilità di pianificare il futuro e di mettere su famiglia. In effetti, questo crea un problema di nascite: a Siracusa c’è un tasso di natalità molto basso”

Turismo nero

Il turismo potrebbe essere una valvola di sfogo importante, considerata la vocazione specifica di Siracusa ed i numeri sono abbastanza confortanti, stando a quanto sostenuto da Confindustria Turismo in una precedente puntata de Sulle strade di Siracusa.

In realtà, attorno a questo settore si sta creando una occupazione molto precaria per via della proliferazione di b&b e casa vacanze: molte di queste strutture sfuggono ai controlli. “In questi contesti – dice Carasi – è difficile regolamentare i lavoratori con contratti”.

Ma il lavoro c’è

Secondo il presidente di Piccola industria di Confindustria Sicilia, Sebastiano Bongiovanni, il lavoro c’è, in vari settori, il problema è che manca personale qualificato che andrebbe formato.

Il paradosso siciliano

“La Sicilia vive un paradosso: siamo la regione con un alto tasso di disoccupazione giovanile ma al tempo stesso numerose imprese dell’isola sono in cerca di personale. C’è qualcosa che non funziona nel rapporto tra domanda ed offerta. Bisogna intervenire al più presto, perché significherebbe creare ricchezza, sviluppo ed occupazione in Sicilia”.

“Aiutare imprese nella formazione”

Per Confindustria, la ricetta è semplice: aiutare le imprese nella formazione della manodopera. “Il lavoro non ci crea con una norma – dice il presidente di Piccola industria di Confindustria Sicilia, Sebastiano Bongiovanni –  a questo ci pensano le imprese. Bisogna aiutarle, darle un sostegno, chiaro ed evidente, con tempi certi e veloci”

“D’altra parte, le aziende, al momento, provvedono alla formazione del personale, con costi importanti ma se fossero supportati dalle istituzioni si aprirebbe finalmente la valvola del lavoro con un effetto domino benefico per l’economia siciliana e naturalmente per l’occupazione. Nell’arco di sei mesi, al massimo un anno, riusciremmo ad inserire nel mondo del lavoro migliaia di lavoratori“.

Le aziende multinazionali saccheggiano la manodopera

Peraltro, le imprese siciliane sono sotto attacco delle grandi aziende del Nord e delle multinazionali che assorbono manodopera già formata nell’isola. “La nostra realtà viene considerata un bacino da cui attingere risorse formate -dice il presidente di Piccola industria di Confindustria Sicilia, Sebastiano Bongiovanni. Sono lavoratori che noi stessi, come impresa, abbiamo formato, sobbarcandoci i costi, per cui serve imprimere un cambio di rotta, attraverso un patto tra Stato, aziende e sindacati”.

 

 

 

 

 

 

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