Si trovavano nelle celle dei detenuti del carcere di Augusta, ben nascosti, telefonini e caricabatterie che sono stati sequestrati dagli agenti della Polizia penitenziaria. Il blitz è scattato nelle ore scorse e contestualmente sono state avviate le indagini per verificare in che modo la merce è entrata nella struttura, il sospetto è che siano arrivati tramite dei pacchi che hanno superato i controlli ma questo lo si verificherà nelle prossime ore.

Blitz all’alba

“Il rinvenimento é avvenuto questa mattina all’alba, con una perquisizione mirata degli agenti ed alla incessante attività di intelligence” spiega il segretario provinciale del Sappe, un sindacato di Polizia penitenziaria, Salvatore Gagliani.

Fenomeno diffuso

Lo stesso sindacalista spiega che nonostante l’inasprimento delle pene per chi introduce o detiene telefonini in carcere “il traffico non appare affatto scoraggiati, anzi oggi si cercano nuove strategie a seconda dei punti deboli della struttura penitenziaria di Augusta, pertanto sarebbe opportuno che venissero adeguati gli organici della Polizia penitenziaria di Augusta”.

Lo scontro tra i sindacati

Il segretario provinciale del Sappe affronta anche un’altra questione legata alle condizioni di lavoro, ritenute insoddisfacenti da altre sigle sindacali, al punto da chiedere la rimozione del direttore del penitenziario con cui lo scontro va avanti da tempo.

“Al di là  delle polemiche di alcuni sindacati, da cui il Sappe prende  le distanze”, in merito a presunte condizioni di lavori pesanti, “ci sentiamo di dichiarare che nulla di quanto hanno asserito è vero” dice Gagliani, per il quale “i colleghi in sezione sono stati raddoppiati” in ossequio “all’organizzazione del lavoro, ed alla sicurezza dell’istituto e degli operatori stessi di Polizia penitenziaria”. Infine, “ritengo giusto tendere la mano solo alle organizzazioni sindacali che intendessero cambiare rotta”.