Svolta nelle indagini dei carabinieri sull’accoltellamento a Pachino, costato la morte ad un 33enne bracciante agricolo tunisino, e sul tentato omicidio ad Avola, per cui sono stati arrestati 3 giovani del posto.

Arma in un terreno

In merito a quest’ultimo caso, i militari  hanno rinvenuto in un terreno di via Platone, vicino ai binari della ferrovia, una pistola compatibile con quella utilizzata il 13 marzo scorso dai presunti aggressori.

Pistola dai Ris di Messina

L’arma è stata posta sotto sequestro e trasferita nei laboratori dei carabinieri del Ris di Messina per gli esami balistici.

La confessione di un indagato

La settimana scorsa è stato sentito dal gip del Tribunale Salvatore Paolo Di Pietro, uno degli indagati, difeso dall’avvocato Natale Vaccarisi, ed indicato dai carabinieri come colui che avrebbe premuto il grilletto. Pur avvalendosi della facoltà di non rispondere ha reso delle dichiarazioni spontanee in cui avrebbe ammesso i fatti contestati ma, allo stesso tempo, ha fornito dei chiarimenti in merito alla ricostruzione dei militari, elaborata sulla scorta delle dichiarazioni della vittima.

Nella tesi dell’accusa, Di Pietro, insieme al fratello e ad un altro amico, avrebbero litigato con degli altri ragazzi in discoteca con il drammatico epilogo nel parco Robison di Avola dove sono stati esplosi dei colpi di pistola contro due giovani che, per fortuna, sono ancora vivi.

Coltello trovato a Pachino

I carabinieri hanno compiuto un passo in avanti anche sulle indagini relative alla morte di un 33enne tunisino, accoltellato all’altezza del cuore da un connazionale. E’ caduta per quest’ultimo, difeso dall’avvocato Diego Comis, l’accusa di omicidio, il gip nel corso dell’udienza di convalida l’ha derubricata in eccesso colposo di legittima difesa. Mancava, comunque, l’arma usata e così nelle ore scorse i militari l’hanno rintracciata in prossimità di contrada Luparello dove è avvenuto lo scontro, legato ad un piccolo debito in denaro.