Il gup del Tribunale di Siracusa ha emesso le sentenze di condanne nei confronti di 9 persone accusate di aver preso parte ad un traffico di droga tra Siracusa e Palermo.

L’indagine, denominata Varenne, che si è avvalsa delle intercettazioni telefoniche ed ambientali, ha avuto inizio nell’agosto del 2018 con l’arresto di un imputato, Salvatore Di Fede, siracusanno conosciuto negli ambienti della droga come il pelato, trovato con 9 chili di hashish.

Queste le pene comminate dal giudice al termine del processo celebratosi con il rito abbreviato: sei anni di reclusione a Salvatore Di Fede; 4 anni e 8 mesi a Francesco Campanella; 2 anni a Daniele Alì; 10 mesi per il palermitano  Giovanni Pasqua è stato condannato a dieci mesi di reclusione; 2 anni e 4 mesi per Giampiero Di Mariano; 2 anni ed 8 mesi per Massimo Toromosca; un anno ed 8 mesi per Giuseppe Greco; un anno ed 8 mesi per  Michele Muscarà; un anno e 6 mesi Claudio Barone.

Hanno deciso di optare per il processo ordinario Mario Cancelliere, Letizia Montalto, Pietro Trovato, Marcel Tanase, Katiuscia Cavarra, Paolo Francesco Zuccarello, Sebastiano Galeota, Carmelo Rizza e Giuseppe Rinaldi, il cui processo avrà inizio il 18 febbraio del 2021. Giuseppe Bronzo, invece, ha patteggiato la pena pari a due anni di reclusione.

Secondo i carabinieri che hanno condotto le indagini, coordinate dai magistrati della Procura di Siracusa, Di Fede avrebbe avuto un compito importante, quello di acquistare stupefacenti e smistarli a diverse reti di spaccio di Siracusa. Nonostante fosse ai domiciliari, avrebbe trafficato lo stesso hashish e cocaina con la collaborazione di Toromosca e Barone.

I canali di rifornimento di Di Fede, secondo quanto emerso nell’indagine dei militari, sarebbero stati Giovanni Pasqua, palermitano, e Rosario Sicurella, catanese, quest’ultimo specializzato nella compravendita di cocaina, grazie alle sue conoscenze con gruppi calabresi.

Importante, per gli inquirenti, anche la figura di Barone, che sebbene ai domiciliari, si sarebbe recato, di tanto in tanto, a Palermo per l’approvvigionamento di droga ed a questi viaggi avrebbe partecipato anche Toromosca, che si sarebbe ritagliato il ruolo di corriere.

Nel corso delle indagini, sarebbe emerso un altro gruppo siracusano dedito allo spaccio, composto da Galeota, Bronzo, e Greco: si sarebbero resi autonomi da Di Fede, procurandosi autonomamente la droga e trovando come contatto il canale palermitano.

L’inchiesta porta questo nome per via della passione per i cavalli di Giovanni Pasqua, palermitano, che lavora nel mondo dell’ippica e questo gli avrebbe consentito di spostarsi in diversi ippodromi siciliani ma ne avrebbe approfittato per piazzare gli stupefacenti. Nelle telefonate intercettate dai militari, Pasqua, per comunicare le sue informazioni, avrebbe usato un linguaggio criptico, legato al mondo dei cavalli e così, di volta in volta, gli stupefacenti venivano denominati in base al loro colore, associato a quello del mantello dei cavalli: pertanto, per riferirsi all’hashish, gli spacciatori usavano il termine convenzionale “sauro”, un cavallo dal tipico manto castano.

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Junio Celesti, Giorgio D’Angelo, Antonio Meduri, Cristina Elia, Fabio Falcone, Tommaso De Lisi, Carmelo Tardonato, Fabio D’Amico,  Biagio Poidomani.

 

 

 

 

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