Isab è una società italiana che possiede 2 raffinerie nel Petrolchimico di Siracusa  ma anche 2 impianti, di gassificazione e cogenerazione di energia elettrica. Un patrimonio industriale che ruota attorno alla Lukoil, colosso russo della raffinazione e questa vicinanza, sebbene la stessa Lukoil non sia soggetta alle sanzioni internazionali ed abbia condannato la guerra in Ucraina, l’Isab la sta pagando a caro prezzo. Infatti, sono una decina le aziende, tra cui italiane, che hanno deciso di sospendere i rapporti di lavoro con Isab, adottando un vero boicottaggio.

“Siamo società italiana”

 “Isab è una società italiana a tutti gli effetti, la cui proprietà – dice all’AGI Claudio Geraci, vice presidente di Isab –  è di una società svizzera, Litasco, con partecipazione della russa Lukoil. Né Isab, né Litasco, né Lukoil sono oggetto di sanzioni.  Lukoil, peraltro, ha avuto il coraggio di prendere una posizione precisa sulla guerra”.

Abbandonati da uno studio legale”

In sostanza, le aziende, perlopiù fornitrici di servizi e ricambi, hanno applicato delle sanzioni nonostante il Governo italiano e l’Unione europea non le abbiamo emesse. A queste si è aggiunto anche uno studio legale che da anni assiste Isab.  “Il nostro studio legale – dice all’AGI Claudio Geraci, vice presidente di Isab –  ci ha informato di voler interrompere il rapporto professionale perché siamo russi. Abbiamo risposto che la nostra azienda non è russa e non è soggetta alle sanzioni dell’Unione europea ma non c’è stato nulla da fare, sono stati irremovibili”.

Il peso dell’Isab nel Petrolchimico

Il vicepresidente Isab auspica un intervento delle istituzioni per evitare ostruzionismi che potrebbero rallentare, fino alle estreme conseguenze, un’attività produttiva importante per il Petrolchimico di Siracusa. In questo fazzoletto industriale, si raffina il 46% di carburante distribuito in Sicilia ma buona parte del prodotto finisce anche nelle pompe di benzina di tutta Italia.

“Sta accadendo che stiamo subendo gli effetti delle sanzioni nonostante queste non siano state emesse. Per questo, chiediamo un intervento istituzionale perché si faccia chiarezza sulla nostra posizione in modo da porci nelle condizioni di poter operare. Altrimenti, ci dicano chiaramente che dobbiamo restare fermi” dice Geraci

Tra le aziende che hanno deciso di boicottare Isab c’è una società di Stato ma gli effetti rischiano di ripercuotersi sull’offerta energetica. “Un’azienda, una società di Stato, ci ha scritto che non intende fornirci più l’assistenza – dice all’AGI Claudio Geraci, vice presidente di Isab – del software del mercato elettrico. Noi siamo uno dei principali produttori di energia elettrica, per cui si creerebbe un doppio danno per tutti in un momento così delicato per il consumo energetico”.