Il presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona, denuncia dei boicottaggi ai danni di aziende del Petrolchimico di Siracusa, per il solo fatto “che il loro azionista di maggioranza svizzero è una società privata russa”.

Boicottaggi a Lukoil

Si tratta della Lukoil, che possiede due raffinerie nella zona industriale siracusana, di cui è il cuore pulsante, ma come spiega il leader di Confindustria Siracusa, nonostante l’azienda non sia “statale e non sanzionata, si è vista negare la fornitura di servizi e parti di ricambio essenziali ai fini della produzione”.

La posizione di Lukoil

Nei giorni successivi allo scoppio della guerra, la Lukoil, con un comunicato, si era espressa per la pace, prendendo una posizione molto diversa da quella del presidente della Federazione russa, Vladimir Putin. Però, il vicepresidente di Isab Lukoi, Claudio Geraci, proprio a BlogSicilia, aveva sollevato le difficoltà dell’azienda, ribadendo, però, che le attività non si erano fermate anche se una deadline era stata, comunque, fissata.

“Eravamo tutti consapevoli di dovere pagare – dice Bivona – un prezzo elevato per le sanzioni promosse contro la Russia di Putin per dissuaderlo dall’invasione dell’Ucraina (soprattutto noi italiani che negli anni passati ci siamo sempre opposti ad impianti energetici di qualunque tipo, come se l’energia fosse un optional), ma non pensavamo si potesse andare oltre le intenzioni della stessa Unione Europea.

Danni al Petrolchimico

“Tale linea di condotta, lungi dall’arrecare danno – analizza il presidente di Confindustria Siracusa – al governo russo, sta invece causando seri problemi al polo industriale siracusano, che ha svolto un ruolo fondamentale durante l’emergenza COVID-19 e in particolare alle piccole e medie imprese appaltatrici, che si vedono improvvisamente interrompere il normale flusso finanziario derivante dalle anticipazioni da parte degli istituti di credito e rischiano di compromettere la propria stabilità economica e la propria stessa sopravvivenza”.

Effetto valanga

Per il presidente di Confindustria Siracusa, questo atteggiamento “rischia di scatenare un “effetto valanga”, in grado di travolgere molte delle realtà produttive della nostra provincia che, ancora molto deboli a causa della crisi sanitaria da cui non si sono completamente riprese”.

“Intervenga il Governo”

“È urgente un intervento delle Autorità pubbliche, con particolare – dice Bivona – riferimento al Ministero dell’Economia e Finanza, per ricondurre a concretezza e realtà la percezione del rischio corrente, prima che il danno indotto diventi irrimediabile per la chiusura di aziende grandi, medie e piccole che, nelle circostanze attuali, non avrebbero alcuna speranza di poter riprendere a operare”.