L’infermiere accusato di negligenza nella morte di Diego Armando Maradona ha dichiarato ieri, lunedì 14 giugno, ai pubblici ministeri argentini che ha eseguito l’ordine di «non disturbare» l’icona del calcio mentre dormiva.
Ricardo Almirón, 37 anni, era l’assistente notturno di Maradona ed è stata una delle ultime persone a vedere vivo il campione del mondo con l’Argentina.
Il 37enne è sospettato di avere mentito quando ha affermato che Maradona dormiva e respirava normalmente ore prima di morire. L’autopsia, infatti, ha rivelato che in quel momento Diego si stava spegnendo.
Almirón è una delle sette persone indagate per omicidio colposo dopo che un consiglio di esperti, che ha esaminato il decesso di Maradona, ha scoperto che ha ricevuto cure inadeguate ed è stato abbandonato al suo destino per un «periodo prolungato e agonizzante».
La leggenda del calcio locale è morta di infarto il 25 novembre 2020 all’età di 60 anni, poche settimane dopo aver subito un intervento chirurgico al cervello per un coagulo di sangue.
L’avvocato di Almiron, Franco Chiarelli, ai giornalisti ha detto che il suo assistito «ha sempre trattato Maradona come un paziente con una condizione psichiatrica complessa» ma non gli è mai stato riferito che avesse «un problema associato alle malattie cardiache».
«Gli è stato detto dai suoi superiori di non disturbare il paziente. Il mio cliente ha avuto la saggezza di svolgere i suoi compiti senza che il paziente si sentisse coinvolto, cosa con cui ha dovuto fare i conti per tutto il tempo in cui è stato lì», ha aggiunto il legale.
L’inchiesta è stata aperta a seguito di una denuncia presentata da due dei cinque figli di Maradona contro il neurochirurgo Leopoldo Luque, accusato del peggioramento delle condizioni del padre dopo l’operazione.
Un gruppo di 20 esperti medici, convocato dal pubblico ministero argentino, ha affermato il mese scorso che il trattamento di Maradona è stato pieno di «carenze e irregolarità».
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