Meno 1 ai Mondiali di calcio in Qatar. L’edizione 2022 della Coppa del Mondo vedrà – ahinoi – per la seconda volta assente l’Italia che ha mancato la qualificazione a Palermo nella semifinale dei play off con la Macedonia del Nord che poi ha ceduto il passo al Portogallo che sarà una delle protagoniste della rassegna iridata tra le più contestate alla vigilia di sempre.

Continuiamo il nostro viaggio nella storia della Coppa del Mondo che ha fin qui celebrato 21 edizioni e che tra poco più di 24 ore inizierà un nuovo racconto.

Altre cinque partite da rivivere e da ricordare per diversi motivi e non necessariamente legati alla bellezza estetica o alla loro importanza specifica. Qui troverete la seconda parte, e qui la prima.

Francia Kuwait 4-1 ed il gol annullato dallo sceicco

Fahad Al-Ahmed Al-Jaber Al-Sabah. Segnatevi questo nome perché è entrato nella storia della Coppa del Mondo per un episodio più unico che raro. Il tutto avviene il 21 luglio del 1982 allo stadio José Zorrilla di Valliadolid. Si sta giocano il secondo tempo di Francia-Kuwait match della seconda giornata del gruppo 4. La partita, alla vigilia, è di vitale importanza per la squadra capitanata da Platini che dopo aver perso 3-1 con l’Inghilterra ha l’obbligo di vincere anche per superare i mediorientali che, al loro esordio assoluto nella kermesse iridata, imposero l’1-1 alla Cecoslovacchia di Panenka.

La Francia tuttavia non ha difficoltà contro un avversario volenteroso, per carità, ma non paragonabile alla caratura dei Les Bleus. Genghini, Platini nel primo tempo e Six nella ripresa portano i transalpini sul 3-0. Tutto normale, tutto previsto. Segna al 75’ anche il Kuwait con Al-Buloshi. Cinque minuti dopo Platini serve Giresse che di esterno batte ancora il portiere avversario: 4-1 e palla al centro così come indicato (segnatevi anche questo nome) dall’arbitro sovietico Miroslav Stupar.

Ma c’è un ma. Dalle tribune si agita qualcosa, anzi, qualcuno. Anzi, dalla tribuna d’onore si nota il gesticolare animoso di un uomo. Si tratta, appunto, di Fahad Al-Ahmed Al-Jaber Al-Sabah, presidente della federazione kuwaitiana e componente del Cio (il Comitato Olimpico Internazionale).

Il suo gesticolare è sempre più eloquente e dall’invettiva passa ai fatti, arriva senza problemi a bordocampo ed entra pure nel rettangolo di gioco per parlare con l’arbitro (Stupar). Il ct francese Hidalgo prova ad avvicinarsi per comprendere l’oggetto del contendere ma la polizia lo respinge.

L’”amabile” dialogo tra arbitro e sceicco comincia ad avere un senso: il kuwaitiano sostiene che la difesa della sua nazionale sia stata ferma in occasione del gol a causa di un fischio evidentemente partito dagli spalti. I giocatori pensavano si trattasse di quello dell’arbitro. La rete, dunque deve essere annullata.

Una richiesta assurda, pretenziosa… che l’arbitro accoglie. Si, proprio così, l’arbitro annulla il gol tra la rabbia dei francesi, di Giresse (autore della marcatura) e di Hidalgo che minacciò di ritirare la squadra. Poi si tornò alla calma, sia pur surreale. Rimane l’iconicità della scena e la sua singolarità. In molti si chiedono cosa contenesse la valigia dello sceicco. La farsa durò 6 minuti: il gioco riprese con la palla a due e pochi minuti dopo la Francia siglò la rete del 4-1 con Bossis, questa volta convalidata.

Stupar non arbitrò più in quel Mondiale e, in generale, la sua carriera finì in disgrazia. La Fifa chiaramente non fu contenta della figuraccia via satellite. Ci chiediamo se al posto di Stupar ci fosse stato Moreno…

Da ricordare come Fahad Al-Ahmed Al-Jaber Al-Sabah morì il 2 agosto del 1990, durante le prime ore dell’invasione irachena del Kuwait. Rimase ucciso, secondo fonti ufficiali, nella battaglia del palazzo Dasman. Il suo corpo venne esposto su un carrarmato e mostrato per le vie della capitale.

I Leoni indomabili sbranarono i campioni del Mondo

 

Italia ’90 fu un’edizione molto attesa. Si giocava in un Paese dove il calcio è una istituzione. Sessanta milioni (o giù di lì) di santi, poeti, navigatori e commissari tecnici. Stadi ristrutturati e tirati a lucido per una festa. La prima delle notti magiche fu da ricordare. Milano, 8 giugno 1990, Stadio San Siro, apre la rassegna iridata un esotico Argentina-Camerun.

I sudamericani, campioni del Mondo in carica, avevano il compito – era usanza fino all’edizione del 2002 inclusa – di disputare la partita inaugurale. Tra l’altro la vincitrice della Coppa si qualificava di diritto. L’Argentina di Maradona, Caniggia… ma anche di Troglio, Pumpido e compagni gioca contro gli sconosciuti del Camerun che molti ricordano per aver affrontato l’Italia nel 1982.

La partita è spigolosa e l’Argentina del tecnico Bilardo non riesce a sfondare subendo, peraltro, l’irruenza fisica degli africani che spesso ricorrono al gioco duro per fermare il genio di Maradona e la velocità di Caniggia. Ma anche il Camerun si dà da fare in avanti e risponde quasi puntualmente alle offensive sudamericane che vengono fermate con le buone, o con le cattive, o anche dagli originali, quanto efficaci, interventi di Thomas N’Kono.

Ma non è una buona Argentina. Ed il Camerun di contro è roccioso e spigoloso. Al punto che l’arbitro Vautrot è costretto a ricorrere al cartellino rosso in due occasioni. La prima su André Kana-Biyik al 61’ l’altra su Benjamin Massing all’89’.

Ma poco dopo la prima espulsione, il Camerun, pur con l’uomo in meno, passa in vantaggio: Oman Biyik al 65’ vola in alto a raccogliere la sfera su un’azione di calcio di punizione. Il colpo di testa non è irresistibile ma Nery Pumpido è goffo nell’intervento, la palla gli sfugge via e lui l’accompagna in rete. È il primo gol di Italia ’90. L’Argentina con l’uomo in più prova a sfruttare la velocità di Caniggia che viene letteralmente abbattuto da Massing che viene, come già anticipato, espulso. Il Camerun potrebbe pure raddoppiare in 9 contro 11 ma l’azione termina con un tiro a lato.

Oman Biyk

È l’inizio di un Mondiale fantastico per il Camerun che si qualificherà per gli ottavi di finale grazie alla vittoria sulla Romania per 2-1 (doppietta di Milla). L’imbattibilità dei Leoni indomabili alla rassegna iridata cadrà il 18 giugno con la sconfitta per 4-0 con l’ultima Urss. Primi nel girone, agli ottavi supereranno la Colombia di Higuita, Valderrama, Rincon, per 2-1 con un’altra doppietta di Milla nei supplementari. Si arresero ai quarti di finale, prima formazione africana a raggiungere tale traguardo (solo il Senegal nel 2002 ed il Ghana nel 2010 eguagliarono tale risultato) sconfitti 3-2 dall’Inghilterra con due rigori di Lineker al termine di una partita bellissima che vide i britannici passare avanti con Platt ma poi venire ribaltati da Kundè ed Ekeke (spettacolare il suo cucchiaio in uscita su Shilton).

L’Argentina arriverà in finale pur non brillando. E lo farà in modo beffardo: terza nel girone e ripescata agli ottavi. Vittoria poi sul Brasile con gol di Caniggia su magia di Maradona.

Poi ai rigori avrà la meglio sulla Jugoslavia con i primi miracoli di Sergio Goycochea, il secondo portiere che sostituì l’infortunato Pumpido durante il girone. Quella sequenza drammatica con la Jugoslavia andrà alla storia anche per l’errore dagli 11 metri di Maradona. Poi arrivò la maledetta semifinale di Napoli con gli Azzurri che si chiuse 1-1 e con i sudamericani in grado di segnare la prima rete agli italiani che si arresero ancora alle parate di Goychocea per poi arrendersi nella finale di Roma alla Germania per 1-0 con gol di Brehme su rigore in un match bruttissimo che fece registrare il minimo di gol. Le finali, fino ad allora, avevano sempre fatto registrare almeno 3 marcature.

La prima di Pelè, la prima del Brasile

Il Brasile cercava il primo titolo mondiale. Arrivò in finale in Svezia per giocarsi la Coppa Rimet con i padroni di casa. Ma quella Verdeoro era una squadra stellare: Didì, Vavà e Pelè erano le punte di diamante di quella formazione. Squadra quella allenata da Vicente Feola che non ebbe ostacoli per arrivare in finale senza subire reti fino alle semifinali (solo Fontaine, 13 gol) riuscì a battere Gilmar.

La finale si disputò il 29 giugno 1958 alle 15, al Rasundastadion di Solna. Favorito il Brasile ma la Svezia, padrone di casa, aveva fatto un ottimo mondiale. Ed Hamrin e Liedholm erano tra gli uomini più forti della nazionale scandinava.

Passano 4 minuti ed il Brasile è gelato: Liedholm porta vanti i padroni di casa. L’incubo di 8 anni prima del Maracanazo però dura solo 5 minuti quando Vavá finalizzò un tocco di Pelé imbeccato da Garrincha.

I padroni di casa provarono a portarsi nuovamente avanti. Pelé colpì un palo ma la parità resistette fino al 32’. Il Brasile raddoppia con un’azione fotocopia a quella che portò al pareggio i Verdeoro. Garrincha servì sulla destra ancora Vavà che fece 2-1.

Nella ripresa Pelé, giovanissimo, cominciò a dare spettacolo. Al 55’ segnò uno dei gol più belli della storia. Difficile spiegarlo ma ci proviamo: Pelé stoppò di petto il pallone e rapidamente con un tocco in pallonetto (ora si chiamano sombreri) evitò l’intervento di Gustavsson riprendendo poi la sfera al volo senza che questa toccasse terra per battere Svensson. È il 3-1. Non è finita.

Al 68’ Zagallo sfruttò una ribattuta su angolo. Nel finale c’è spazio per Simonsson che accorciò mentre prima dello scadere Pelé di testa siglò il 5-2 definitivo.

Il gol fantasma consegnò la prima e unica Coppa all’Inghilterra

L’Inghilterra è una delle nazionali storiche dei Mondiali. Una delle grandi che però ha vinto poco. L’unico Mondiale in bacheca è quello di casa, del 1966. In finale gli inglesi affrontarono a Wembley gli storici rivali della Germania Ovest. Il 30 luglio le due formazioni scesero in campo dando vita ad una partita splendida entrata alla storia per almeno tre motivi. La prima (ed unica) volta dell’Inghilterra sul tetto del mondo, Hurst fu l’unico giocatore a firmare una tripletta in finale, e il primo gol fantasma della storia.

Minuto 12’, la Germania Ovest passa con Haller che sfrutta un errore in difesa di Wilson. Sei minuti dopo, i padroni di casa pareggiano su azione iniziata da un calcio di punizione di Moore battuto velocemente per Hurst che di testa supera Tilkowski. Le squadre vanno negli spogliatoi sull’1-1

La ripresa è bellissima con tante azioni da ambo i lati. Peters trova il vantaggio dell’Inghilterra grazie ad uno stop errato (anche questa sarebbe notizia ancora ai nostri giorni) di Beckenbauer. Il successo è vicino ma la Germania Ovest pareggia con Weber portando la sfida ai supplementari.

L’appuntamento con la storia arriva all’11’ del primo tempo supplementare, ovvero al minuto 101 quando dal limite dell’area Alan Ball serve con un cross Hurst che è abile nel girarsi e calciare da distanza ravvicinata. La sfera colpisce la traversa e poi la linea di porta.

L’arbitro, lo svizzero Dienst, vuole certezze e le cerca nel guardialinee, il sovietico Bakhramov, che non ebbe dubbi inducendo il direttore di gara a concedere un gol che – decenni dopo – si rileverà non essere gol.

Di certo è il gol fantasma che spianò la strada all’Inghilterra. La Germania Ovest ci prova ma a 60 secondi dalla fine Hurst firma la sua tripletta personale con un bolide che si infila sotto la traversa. Wembley è in visibilio. L’Inghilterra ha vinto il suo primo (e fin qui unico) Mondiale.

“La punizione al contrario di Mwepu” per la sopravvivenza dello Zaire

L’episodio all’inizio fece ridere in molti e venne riportato a galla dalla Gialappa’s Band in una delle sue tante puntate di Mai dire Gol nelle quali si parlava anche di calcio internazionale.

Stiamo parlando della “punizione al contrario” di Joseph Mwepu Ilunga, difensore dello Zambia che nella partita dei Mondiali di Germania 1974 con il Brasile che si disputò a Gelsenkirchen il 22 giugno, si rese protagonista di questo gesto che suscitò ilarità tra il pubblico e, probabilmente, tra gli avversari.

L’arbitro fischiò un calcio di punizione per il Brasile da posizione centrale poco prima della lunetta dell’area di rigore. La barriera è predisposta. L’estremo difensore fischia ma anziché partire un giocatore brasiliano, il difensore dello Zaire fece uno scatto in avanti e sparacchiò il pallone lontano. Tra lo stupore di tutti. Il direttore di gara ammonì il giocatore.

Ma perché Joseph Mwepu Ilunga fece questo gesto? Non certamente perché avesse interpretato male le regole. Lo Zambia, che certamente non fece una bellissima figura in quella unica e fugace apparizione in Germania, aveva vinto in Egitto mesi prima (a marzo di quell’anno) la Coppa d’Africa diventando campione continentale per la seconda volta nella sua storia. Scarsi a livello iridato si, del tutto sprovveduti proprio no.

Fu un gesto per scongiurare il peggio. Il dittatore dello Zaire Mobutu Sese Seko, irritato dalle precedenti pesanti sconfitte nelle prime due uscite, minacciò di morte i giocatori se avessero perso con più di tre gol di scarto.

La punizione venne fischiata in una posizione potenzialmente pericolosa, visto e considerando che il loro portiere, in quel torneo probabilmente non fece neanche una parata combinando diversi disastri. Se lo Zaire aveva perso onorevole la partita d’esordio con la Scozia per 2-0 a Dortmund, pochi giorni dopo venne schiantata dalla Jugoslavia che si impose 9-0 in una partita che vide un disastro dopo l’altro da parte dei volenterosi giocatori della selezione campione d’Africa. Semplicemente la Jugoslavia era nettamente più forte.

Ad ogni modo, in quel gesto che in prima battuta poteva sembrare buffo, sicuramente curioso, c’era il dramma umano, personale e di una squadra che avrebbe seriamente rischiato la vita. Il terrore dietro la punizione al contrario. Sicuramente non avrà vinto il mondiale, quasi certamente ha contribuito a salvare la sua vita e quella di una intera selezione colpevole solo di aver perso.