ROMA (ITALPRESS) – “E’ finita la guerra più lunga d’America”. Il presidente statunitense Joe Biden, con più di mezzora di ritardo rispetto ai programmi, si presenta dinanzi agli americani pronunciando un discorso a una nazione disorientata da quella che per l’opinione pubblica viene avvertita come una vera e propria fuga dall’Afghanistan. Un discorso pronunciato nel giorno in cui scadeva l’ultimatum dei talebani che volevano gli occidentali fuori dal Paese entro il 31 agosto. Un ultimatum che i soldati americani hanno anticipato 24 ore prima, con l’ultimo volo carico di marines decollato ieri dall’aeroporto di Kabul. Il presidente Usa non ammette alcuna disfatta, e anzi rilancia orgoglioso: “L’evacuazione è stato un successo straordinario” definendo l’operazione “una missione di compassione, di misericordia. La nostra operazione – chiarisce – ci ha permesso di fare volare più di 5 mila americani. Siamo riusciti a fare partire il 90% degli americani, ma per il 10% non c’è una scadenza”.
“La scadenza del 31 agosto non era una data arbitraria, ma una data per salvare vite americane. Ci sono ancora 100-200 americani in Afghanistan e per loro non c’è nessuna scadenza. Li faremo uscire se vorranno uscire”, ha spiegato. Biden davanti alla nazione, da uomo solo al comando, si assume tutte le responsabilità sulle decisioni assunte. “Il ritiro è di mia responsabilità, mi prendo la responsabilità per tutte le decisioni prese”, rivendica guardando fisso la telecamera, non prima di avventurarsi in una breve riflessione sulla fragilità dell’esercito e del governo afghano. E anche sui piani che con il senno del poi sono falliti sotto il peso dell’evidenza. “Eravamo pronti a lasciare il Paese pensando che le forze afghane dopo due decenni fossero pronte per combattere, ma non hanno resistito quanto pensavamo; gli afghani hanno anche visto il loro governo collassare e il presidente fuggire. Avevo preso un impegno con il popolo, che avrei posto fine alla guerra; oggi ho rispettato quell’impegno”.
(ITALPRESS).
“La scadenza del 31 agosto non era una data arbitraria, ma una data per salvare vite americane. Ci sono ancora 100-200 americani in Afghanistan e per loro non c’è nessuna scadenza. Li faremo uscire se vorranno uscire”, ha spiegato. Biden davanti alla nazione, da uomo solo al comando, si assume tutte le responsabilità sulle decisioni assunte. “Il ritiro è di mia responsabilità, mi prendo la responsabilità per tutte le decisioni prese”, rivendica guardando fisso la telecamera, non prima di avventurarsi in una breve riflessione sulla fragilità dell’esercito e del governo afghano. E anche sui piani che con il senno del poi sono falliti sotto il peso dell’evidenza. “Eravamo pronti a lasciare il Paese pensando che le forze afghane dopo due decenni fossero pronte per combattere, ma non hanno resistito quanto pensavamo; gli afghani hanno anche visto il loro governo collassare e il presidente fuggire. Avevo preso un impegno con il popolo, che avrei posto fine alla guerra; oggi ho rispettato quell’impegno”.
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