ROMA (ITALPRESS) – “Il Partito Democratico ha 16 anni di vita, non sono tantissimi, ma in questi anni noi abbiamo cambiato 9 segretari e subito due scissioni. Di fronte a questa serie di sconfitte, di traumi, ho scelto di candidarmi perchè temo che se il Pd dovesse evitare ancora una volta una discussione serena ma molto franca, sincera, sulle ragioni di quelle sconfitte, senza indicare con chiarezza la rotta che si vuole prendere per il dopo, sarebbe un problema per tutti”. Così Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria del Pd, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress.
“Noi abbiamo perso male le elezioni del 25 settembre. Ma – ha aggiunto Cuperlo – prima di quelle elezioni avevamo perso male anche le Politiche del 2018. L’ultimo segretario eletto con le Primarie, Nicola Zingaretti, si era dimesso dalla carica dicendo che si vergognava di un partito che discuteva solo di poltrone mentre gli italiani erano alle prese con la seconda ondata del Covid. In questi 16 anni noi siamo riusciti a perdere 6 milioni di voti, e un partito ha il dovere politico e morale di chiedersi dove sono andati questi voti. Vorrei allora – continua il candidato alla segreteria del Pd – che ci fosse una discussione molto sincera su come si fa a recuperare quella quota di fiducia, di credibilità, di reputazione. O noi siamo capaci di riconquistare, di ricostruire questo legame con i bisogni che non abbiamo più rappresentato, dichiarando con chiarezza chi siamo, quale parte della società di candidiamo a rappresentare, ad emancipare dal bisogno, o non riusciremo ad invertire la rotta”.
“Gli elettori della sinistra sono molto esigenti. Possono capire e ‘perdonarè le loro leadership, le loro classi dirigenti, se compiono degli errori politici. Quello che non accettano è se viene meno un principio di coerenza tra le parole che si pronunciano, i valori che si proclamano e le scelte che si compiono. E in questi anni il Pd ha compiuto scelte che non sono state comprese da quel mondo che dovevamo rappresentare, quando abbiamo fatto il Jobs act, quando non abbiamo saputo dare voce e rappresentanza al mondo di un lavoro precario. Avere accantonato i punti di criticità ha creato questa incomprensione. Il Pd che vorrei – sostiene Cuperlo – è un partito che scende un pò dal piedistallo e torna ad essere vicino alle persone”. Per il candidato alla segreteria dem se gli operai non votano più la sinistra è necessario interrogarsi su come recuperare quel consenso. “Dobbiamo avere la capacità di indicare delle priorità, che significa – spiega -: un lavoro dignitoso, salari più alti, garantire il diritto alla cura e alla salute universalmente. E’ questa la chiave per mettere il Partito democratico in asse con il Paese”.
In merito alle polemiche sulle accise, Cuperlo sottolinea: “Penso che non sia facile governare il Paese in un momento come questo, e la destra è andata al governo pochi mesi fa, però c’è un punto: quando in una campagna elettorale tu annunci che farai una determinata cosa e la dici in uno spot, la scrivi nel tuo programma, e poi non la fai, devi anche avere la capacità di presentarti al Paese dicendo ‘scusate non la possiamo fare anche se l’avevamo detto perchè le condizioni non ce lo consentonò. Se invece ti presenti e dici ‘non l’avevamo mai dettò allora forse un elemento di maggiore sospetto subentra”. Infine un commento sull’arresto ieri del superboss Matteo Messina Denaro: “E’ stata una di quelle giornate destinate a passare rapidamente dalla cronaca alla Storia. E’ una vittoria dello Stato in una terra segnata dalla presenza delle cosche criminali, che ha dato però la misura anche di una capacità di reazione. Poi ho visto qualche polemica di alcuni giornali secondo cui la sinistra rosica perchè Messina Denaro è stato catturato sotto un governo di destra. No, a me piacerebbe molto che di fronte ad episodi come questi noi fossimo un Paese che riscopre le ragioni della sua unità”.

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