MILANO (ITALPRESS) – La Commissione europea (CE) ha approvato brolucizumab 6 mg per il trattamento dei disturbi visivi dovuti a edema maculare diabetico (DME). Si tratta della seconda indicazione approvata dalla CE per brolucizumab, già approvato dal 2020 per il trattamento della degenerazione maculare umida legata all’età. La decisione della CE si applica a tutti i 27 Stati membri dell’Unione europea (UE), nonchè a Islanda, Norvegia e Liechtenstein.
“L’edema maculare diabetico è una pericolosa manifestazione clinica della retinopatia legata al diabete. Colpisce dal 5 al 7% delle persone con diabete mellito, che sono purtroppo tantissime, oltre 4 milioni in Italia, un dato destinato a crescere in proporzione all’aumento della prevalenza della malattia – precisa Agostino Consoli, professore ordinario di Endocrinologia, Università ‘G. d’Annunziò di Chieti, responsabile della Uoc Territoriale di Endocrinologia e Malattie Metaboliche della Ausl di Pescara e presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID) -. Nella retinopatia diabetica i vasi sanguigni, danneggiati dall’alta concentrazione di glucosio nel sangue, permettono la fuoriuscita di liquidi che si accumulano nella macula, causandone l’edema e portando col tempo a deficit visivi importanti. Ecco perchè un trattamento con agenti anti-VEGF come il brolucizumab, molecole capaci di mantenere sotto controllo la fuoriuscita del fluido, risulta particolarmente efficace”.
L’approvazione CE si basa sul primo anno primo anno degli studi di Fase III KESTREL e KITE, randomizzati e in doppio cieco, che hanno raggiunto l’endpoint primario di non inferiorità rispetto ad aflibercept nella variazione della acuità visiva meglio corretta (BCVA) rispetto al basale. In entrambi gli studi, dopo la fase di carico, oltre la metà dei pazienti (55,1% in KESTREL e 50,3% in KITE) nel gruppo di brolucizumab 6 mg è rimasta in un intervallo di somministrazione di 12 settimane durante il primo anno. Il dosaggio di aflibercept è allineato alle indicazioni Ue approvate nel primo anno di trattamento 2,4. Nel complesso, una percentuale numericamente inferiore di occhi nei pazienti trattati con brolucizumab presentava fluido intraretinico, sottoretinico o entrambi alla cinquantaduesima settimana rispetto agli occhi trattati con aflibercept (in KESTREL 60,3% per brolucizumab contro 73,3% per aflibercept; in KITE rispettivamente 54,2% contro 72,9%; non è stato eseguito il test di significatività statistica.
“Brolucizumab, frammento di anticorpo umanizzato a singola catena, di piccole dimensioni è caratterizzato da un’ottima penetrazione tissutale e da un’elevata capacità di eliminare il liquido dalla retina – commenta Rosangela Lattanzio, responsabile del Servizio di Retina Medica-Vasculopatie dell’Ospedale San Raffaele di Milano -. I risultati di efficacia, sicurezza e durabilità tra un’iniezione e l’altra evidenziati dagli studi KESTREL e KITE, mostrano un miglioramento significativo dei parametri anatomici dovuto all’utilizzo di brolucizumab anche per questa nuova indicazione. Come specialisti della retina non possiamo che essere soddisfatti di poter arricchire il nostro armamentario terapeutico e di poter migliorare la salute visiva e la qualità di vita dei nostri pazienti, grazie a un trattamento davvero efficace nel mantenere asciutta la retina”.
Secondo le informazioni di prescrizione approvate, dopo la fase di carico di cinque dosi con iniezioni a sei settimane di distanza, i medici possono personalizzare il trattamento per i pazienti con DME in base alla loro attività di malattia, valutato dalla vista e dai parametri relativi ai liquidi. Nei pazienti senza attività di malattia, i medici dovrebbero considerare intervalli di 12 settimane tra i trattamenti con brolucizumab; nei pazienti con attività di malattia, i medici dovrebbero prendere in considerazione intervalli di 8 settimane tra i trattamenti.
Gli eventi avversi oculari e non oculari più comuni (=5%) durante il primo anno negli studi KESTREL e KITE sono stati emorragia congiuntivale, rinofaringite e ipertensione. Le percentuali di infiammazione intraoculare (IOI) nello studio KESTREL sono stati del 4,7% per brolucizumab 3 mg (incluso l’1,6% di vasculite retinica), del 3,7% per brolucizumab 6 mg (incluso lo 0,5% di vasculite retinica) e dello 0,5% per aflibercept 2 mg 2 . Le percentuali di IOI nello studio KITE erano equivalenti (1,7%) tra brolucizumab 6 mg e aflibercept 2 mg senza vasculite retinica riportata 2 . L’occlusione vascolare retinica è stata riportata in KESTREL per brolucizumab 3 mg (1,1%) e 6 mg (0,5%) e in KITE per brolucizumab e aflibercept (0,6% ciascuno). La maggior parte di questi eventi si è mostrato gestibile e risolvibile con le cure cliniche di routine. Nello studio KESTREL, la percentuale di pazienti che hanno manifestato una perdita superiore o uguale a 15 lettere rispetto alla condizione iniziale durante il primo anno è stata dell’1,6% per brolucizumab 3 mg, dello 0% per brolucizumab 6 mg e dello 0,5% per aflibercept. Nello studio KITE, la percentuale di pazienti che hanno manifestato una perdita maggiore o uguale a 15 lettere dall’inizio nel primo anno è stata dell’1,1% per brolucizumab 6 mg e dell’1,7% per aflibercept. Brolucizumab 6 mg è la dose approvata per la commercializzazione.
(ITALPRESS).
“L’edema maculare diabetico è una pericolosa manifestazione clinica della retinopatia legata al diabete. Colpisce dal 5 al 7% delle persone con diabete mellito, che sono purtroppo tantissime, oltre 4 milioni in Italia, un dato destinato a crescere in proporzione all’aumento della prevalenza della malattia – precisa Agostino Consoli, professore ordinario di Endocrinologia, Università ‘G. d’Annunziò di Chieti, responsabile della Uoc Territoriale di Endocrinologia e Malattie Metaboliche della Ausl di Pescara e presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID) -. Nella retinopatia diabetica i vasi sanguigni, danneggiati dall’alta concentrazione di glucosio nel sangue, permettono la fuoriuscita di liquidi che si accumulano nella macula, causandone l’edema e portando col tempo a deficit visivi importanti. Ecco perchè un trattamento con agenti anti-VEGF come il brolucizumab, molecole capaci di mantenere sotto controllo la fuoriuscita del fluido, risulta particolarmente efficace”.
L’approvazione CE si basa sul primo anno primo anno degli studi di Fase III KESTREL e KITE, randomizzati e in doppio cieco, che hanno raggiunto l’endpoint primario di non inferiorità rispetto ad aflibercept nella variazione della acuità visiva meglio corretta (BCVA) rispetto al basale. In entrambi gli studi, dopo la fase di carico, oltre la metà dei pazienti (55,1% in KESTREL e 50,3% in KITE) nel gruppo di brolucizumab 6 mg è rimasta in un intervallo di somministrazione di 12 settimane durante il primo anno. Il dosaggio di aflibercept è allineato alle indicazioni Ue approvate nel primo anno di trattamento 2,4. Nel complesso, una percentuale numericamente inferiore di occhi nei pazienti trattati con brolucizumab presentava fluido intraretinico, sottoretinico o entrambi alla cinquantaduesima settimana rispetto agli occhi trattati con aflibercept (in KESTREL 60,3% per brolucizumab contro 73,3% per aflibercept; in KITE rispettivamente 54,2% contro 72,9%; non è stato eseguito il test di significatività statistica.
“Brolucizumab, frammento di anticorpo umanizzato a singola catena, di piccole dimensioni è caratterizzato da un’ottima penetrazione tissutale e da un’elevata capacità di eliminare il liquido dalla retina – commenta Rosangela Lattanzio, responsabile del Servizio di Retina Medica-Vasculopatie dell’Ospedale San Raffaele di Milano -. I risultati di efficacia, sicurezza e durabilità tra un’iniezione e l’altra evidenziati dagli studi KESTREL e KITE, mostrano un miglioramento significativo dei parametri anatomici dovuto all’utilizzo di brolucizumab anche per questa nuova indicazione. Come specialisti della retina non possiamo che essere soddisfatti di poter arricchire il nostro armamentario terapeutico e di poter migliorare la salute visiva e la qualità di vita dei nostri pazienti, grazie a un trattamento davvero efficace nel mantenere asciutta la retina”.
Secondo le informazioni di prescrizione approvate, dopo la fase di carico di cinque dosi con iniezioni a sei settimane di distanza, i medici possono personalizzare il trattamento per i pazienti con DME in base alla loro attività di malattia, valutato dalla vista e dai parametri relativi ai liquidi. Nei pazienti senza attività di malattia, i medici dovrebbero considerare intervalli di 12 settimane tra i trattamenti con brolucizumab; nei pazienti con attività di malattia, i medici dovrebbero prendere in considerazione intervalli di 8 settimane tra i trattamenti.
Gli eventi avversi oculari e non oculari più comuni (=5%) durante il primo anno negli studi KESTREL e KITE sono stati emorragia congiuntivale, rinofaringite e ipertensione. Le percentuali di infiammazione intraoculare (IOI) nello studio KESTREL sono stati del 4,7% per brolucizumab 3 mg (incluso l’1,6% di vasculite retinica), del 3,7% per brolucizumab 6 mg (incluso lo 0,5% di vasculite retinica) e dello 0,5% per aflibercept 2 mg 2 . Le percentuali di IOI nello studio KITE erano equivalenti (1,7%) tra brolucizumab 6 mg e aflibercept 2 mg senza vasculite retinica riportata 2 . L’occlusione vascolare retinica è stata riportata in KESTREL per brolucizumab 3 mg (1,1%) e 6 mg (0,5%) e in KITE per brolucizumab e aflibercept (0,6% ciascuno). La maggior parte di questi eventi si è mostrato gestibile e risolvibile con le cure cliniche di routine. Nello studio KESTREL, la percentuale di pazienti che hanno manifestato una perdita superiore o uguale a 15 lettere rispetto alla condizione iniziale durante il primo anno è stata dell’1,6% per brolucizumab 3 mg, dello 0% per brolucizumab 6 mg e dello 0,5% per aflibercept. Nello studio KITE, la percentuale di pazienti che hanno manifestato una perdita maggiore o uguale a 15 lettere dall’inizio nel primo anno è stata dell’1,1% per brolucizumab 6 mg e dell’1,7% per aflibercept. Brolucizumab 6 mg è la dose approvata per la commercializzazione.
(ITALPRESS).
Commenta con Facebook