ROMA (ITALPRESS) – “Con l’informativa odierna il Governo intende doverosamente informare il Parlamento circa i recenti sviluppi relativi a un asset strategico di rilievo nazionale e internazionale, perchè siamo in un momento decisivo che richiama tutti al massimo senso di responsabilità. Questa sera la delegazione di Governo farà altrettanto nell’incontro con le rappresentanze sindacali, con cui ci siamo spesso confrontati in questo anno, sin dall’inizio della legislatura; rappresentanze sindacali che ben conoscono lo stato della situazione e l’urgenza di un intervento drastico che segni una svolta netta rispetto alle vicende per nulla esaltanti degli ultimi dieci anni”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, nel corso di una informativa al Senato sull’ex Ilva di Taranto.
“Gli impianti siderurgici dell’ex Ilva hanno segnato in oltre sessant’anni la storia, potremmo dire davvero l’epopea della siderurgia italiana, con il lavoro e il sacrificio di intere generazioni e, purtroppo, anche con le conseguenze che ben conoscono gli abitanti del quartiere Tamburi, a cui va il nostro pensiero e il nostro impegno affinchè si possa davvero completare il processo di riconversione ambientale dello stabilimento”, ha sottolineato Urso.
“Noi intendiamo invertire la rotta cambiando equipaggio e delineando un piano siderurgico nazionale che sia costruito su quattro poli complementari, attraverso un progressivo percorso di rinnovamento, modernizzazione e specializzazione degli impianti esistenti”, ha aggiunto il ministro, che ha ricordato: “Nel marzo 2020 il Governo Conte 2 – Ministro era allora il collega senatore Patuanelli – avvia una nuova trattativa con gli investitori franco-indiani, da cui nascerà Acciaierie d’Italia, con l’ingresso di Invitalia al 38 per cento e con la sigla di patti parasociali fortemente sbilanciati a favore del soggetto privato, patti che definire leonini è un eufemismo. Nessuno che abbia cura dell’interesse nazionale avrebbe mai acconsentito a quel tipo di accordo, nessuno che abbia conoscenze delle dinamiche industriali avrebbe accettato mai quelle condizioni”.
Tornando alla situazione attuale, Urso ha chiarito: “Arcelor Mittal si è dichiarata disponibile ad accettare di scendere in minoranza, ma non a contribuire finanziariamente in ragione della propria quota, scaricando l’intero onere finanziario sullo Stato, ma nel contempo reclamando il privilegio concesso negli originali patti tra gli azionisti, realizzati quando diedero vita alla società Acciaierie d’Italia, di condividere in ogni caso la governance, così da condizionare ogni ulteriore decisione, cosa che non è accettabile, nè percorribile sia nella sostanza che alla luce dei vincoli europei sugli aiuti di Stato”.
“Abbiamo quindi dato mandato ad Invitalia e al suo team di legali di esplorare ogni possibile conseguente soluzione. Sono queste ore decisive per garantire nell’immediato, in assenza di impegno del socio privato, la continuità della produzione e la salvaguardia dell’occupazione, nel periodo necessario a trovare altri investitori privati di natura industriale”, ha concluso il ministro.
“Gli impianti siderurgici dell’ex Ilva hanno segnato in oltre sessant’anni la storia, potremmo dire davvero l’epopea della siderurgia italiana, con il lavoro e il sacrificio di intere generazioni e, purtroppo, anche con le conseguenze che ben conoscono gli abitanti del quartiere Tamburi, a cui va il nostro pensiero e il nostro impegno affinchè si possa davvero completare il processo di riconversione ambientale dello stabilimento”, ha sottolineato Urso.
“Noi intendiamo invertire la rotta cambiando equipaggio e delineando un piano siderurgico nazionale che sia costruito su quattro poli complementari, attraverso un progressivo percorso di rinnovamento, modernizzazione e specializzazione degli impianti esistenti”, ha aggiunto il ministro, che ha ricordato: “Nel marzo 2020 il Governo Conte 2 – Ministro era allora il collega senatore Patuanelli – avvia una nuova trattativa con gli investitori franco-indiani, da cui nascerà Acciaierie d’Italia, con l’ingresso di Invitalia al 38 per cento e con la sigla di patti parasociali fortemente sbilanciati a favore del soggetto privato, patti che definire leonini è un eufemismo. Nessuno che abbia cura dell’interesse nazionale avrebbe mai acconsentito a quel tipo di accordo, nessuno che abbia conoscenze delle dinamiche industriali avrebbe accettato mai quelle condizioni”.
Tornando alla situazione attuale, Urso ha chiarito: “Arcelor Mittal si è dichiarata disponibile ad accettare di scendere in minoranza, ma non a contribuire finanziariamente in ragione della propria quota, scaricando l’intero onere finanziario sullo Stato, ma nel contempo reclamando il privilegio concesso negli originali patti tra gli azionisti, realizzati quando diedero vita alla società Acciaierie d’Italia, di condividere in ogni caso la governance, così da condizionare ogni ulteriore decisione, cosa che non è accettabile, nè percorribile sia nella sostanza che alla luce dei vincoli europei sugli aiuti di Stato”.
“Abbiamo quindi dato mandato ad Invitalia e al suo team di legali di esplorare ogni possibile conseguente soluzione. Sono queste ore decisive per garantire nell’immediato, in assenza di impegno del socio privato, la continuità della produzione e la salvaguardia dell’occupazione, nel periodo necessario a trovare altri investitori privati di natura industriale”, ha concluso il ministro.
– Foto: Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).
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