ROMA (ITALPRESS) – “Arrivare alla Repubblica e alla Costituzione non è stato facile, c’è stata tanta gente, anche ragazzi, che ha avuto il coraggio di fare la resistenza, di lottare contro la dittatura. Oggi per fortuna è diverso, siamo in democrazia, c’è la libertà. Ma anche per continuare ad essere liberi, esprimerci con le nostre idee, rischiare strade nuove, ci vuole sempre il coraggio. Dove possiamo trovarlo, come sperare anche noi in un domani migliore, più giusto, quando ci dicono che tutto peggiora e già lasciare le cose come stanno sarebbe un successo?”
E’ la domanda che Tancredi Cadili, 10 anni, rivolge al presidente
della Repubblica Sergio Mattarella, nel corso della puntata
speciale del programma “La Banda dei Fuoriclasse”, che andrà in
onda su Rai Gulp mercoledì 2 giugno alle 15.
“Chi dice così sbaglia, Tancredi. Questi sono, abitualmente, pensieri di alcune persone che, invecchiando, ritengono che sia sbagliato, tutto quanto appare diverso dai loro tempi. Non si deve, mai, smettere di aver fiducia – e di impegnarsi – per un futuro migliore”, è la risposta di Mattarella -. Se i nostri nonni, non avessero piantato alberi, pur sapendo che non li avrebbero visti crescere, oggi, le nostre città, sarebbero – soltanto – asfalto e cemento”.
“Se tanti giovani, come tu dicevi, non si fossero sacrificati durante la guerra di Liberazione, per la nostra libertà, oggi non saremmo liberi. Parlare soltanto delle cose che non vanno, è, un pò, un’abitudine. Bisogna parlarne, per migliorare, cambiare, certamente anche per criticare quel che non va. Ma, soprattutto, dobbiamo partecipare. Essere, cioè, protagonisti degli eventi, del cambiamento. Sarebbe sbagliato – anche – ignorare, o sottovalutare, i tanti progressi, che abbiamo fatto, nella vita della Repubblica, dalle condizioni degli anni Quaranta a quelle di oggi – spiega il capo dello Stato -. Ad esempio, con l’accesso, di tutti, all’istruzione; nei diritti; nel divieto dello sfruttamento minorile; nell’assistenza medica, gratuita per tutti. Come sarebbe la vita, di una persona malata, che non ha i soldi per le cure, se queste fossero a pagamento, come avviene in altri paesi? O se ragazzi, della vostra età, invece di andare a scuola, fossero mandati a fare lavori pesanti. In alcune regioni, venivano inviati, persino, nelle miniere”.
“Ogni stagione, ha i suoi problemi, e le sue difficoltà, anche gravi; ma presenta, anche, dei risultati importanti. Chi di voi usa far passeggiate in montagna, sa quanto sia faticoso: ci sono momenti, in cui si pensa che non si arriverà mai; ma, se si guarda indietro, si comprende, quanta strada, si è – percorsa. Chi è venuto, prima di voi, di strada ne ha fatta tanta. Ne farete anche voi, sempre più avanti – conclude Mattarella -. Nel gennaio, del 1961, un giovane Presidente degli Stati Uniti, appena eletto, John Kennedy, pronunziò parole di grande significato: “Non chiederti cosa può fare il tuo Paese per te. Chiediti, cosa puoi fare tu per il tuo Paese”. Vorrei aggiungere: è, assolutamente, giusto che, ciascuno, chieda che le Istituzioni si preoccupino della sua condizione, ma è anche bene ricordare che le Istituzioni, in fondo, siamo noi stessi; e che riflettono quanto – noi – siamo stati capaci di fare, per il bene comune”.
(ITALPRESS).
E’ la domanda che Tancredi Cadili, 10 anni, rivolge al presidente
della Repubblica Sergio Mattarella, nel corso della puntata
speciale del programma “La Banda dei Fuoriclasse”, che andrà in
onda su Rai Gulp mercoledì 2 giugno alle 15.
“Chi dice così sbaglia, Tancredi. Questi sono, abitualmente, pensieri di alcune persone che, invecchiando, ritengono che sia sbagliato, tutto quanto appare diverso dai loro tempi. Non si deve, mai, smettere di aver fiducia – e di impegnarsi – per un futuro migliore”, è la risposta di Mattarella -. Se i nostri nonni, non avessero piantato alberi, pur sapendo che non li avrebbero visti crescere, oggi, le nostre città, sarebbero – soltanto – asfalto e cemento”.
“Se tanti giovani, come tu dicevi, non si fossero sacrificati durante la guerra di Liberazione, per la nostra libertà, oggi non saremmo liberi. Parlare soltanto delle cose che non vanno, è, un pò, un’abitudine. Bisogna parlarne, per migliorare, cambiare, certamente anche per criticare quel che non va. Ma, soprattutto, dobbiamo partecipare. Essere, cioè, protagonisti degli eventi, del cambiamento. Sarebbe sbagliato – anche – ignorare, o sottovalutare, i tanti progressi, che abbiamo fatto, nella vita della Repubblica, dalle condizioni degli anni Quaranta a quelle di oggi – spiega il capo dello Stato -. Ad esempio, con l’accesso, di tutti, all’istruzione; nei diritti; nel divieto dello sfruttamento minorile; nell’assistenza medica, gratuita per tutti. Come sarebbe la vita, di una persona malata, che non ha i soldi per le cure, se queste fossero a pagamento, come avviene in altri paesi? O se ragazzi, della vostra età, invece di andare a scuola, fossero mandati a fare lavori pesanti. In alcune regioni, venivano inviati, persino, nelle miniere”.
“Ogni stagione, ha i suoi problemi, e le sue difficoltà, anche gravi; ma presenta, anche, dei risultati importanti. Chi di voi usa far passeggiate in montagna, sa quanto sia faticoso: ci sono momenti, in cui si pensa che non si arriverà mai; ma, se si guarda indietro, si comprende, quanta strada, si è – percorsa. Chi è venuto, prima di voi, di strada ne ha fatta tanta. Ne farete anche voi, sempre più avanti – conclude Mattarella -. Nel gennaio, del 1961, un giovane Presidente degli Stati Uniti, appena eletto, John Kennedy, pronunziò parole di grande significato: “Non chiederti cosa può fare il tuo Paese per te. Chiediti, cosa puoi fare tu per il tuo Paese”. Vorrei aggiungere: è, assolutamente, giusto che, ciascuno, chieda che le Istituzioni si preoccupino della sua condizione, ma è anche bene ricordare che le Istituzioni, in fondo, siamo noi stessi; e che riflettono quanto – noi – siamo stati capaci di fare, per il bene comune”.
(ITALPRESS).
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