ROMA (ITALPRESS) – “Alla riforma della Pa è attribuibile circa il 70% dell’effetto delle riforme strutturali atteso dal Pnrr. Non è più tempo per la Pubblica amministrazione del posto fisso e delle rendite di posizione: abbiamo bisogno di civil servant valorizzati, motivati e ben pagati”. Lo afferma in un’intervista al Sole 24 Ore il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta.
Per il ministro il Pnrr “segna una cesura con il passato a livello di metodo, di strumenti e di visione. E’ un piano che aggredisce le nostre debolezze strutturali e su questa “aggressione” innesta un programma di investimenti agganciato a un preciso e dettagliato cronoprogramma”. Secondo Brunetta “solo una Pa riformata a tutti i livelli, nazionale e locale, può garantire la selezione e la messa a terra efficiente degli investimenti. E’ una consapevolezza che non tutti sembrano avere: da un lato si reclama una Pa che funzioni, dall’altro si attivano solerti grumi di conservazione ogni volta che si provano ad affrontare con serietà le strozzature e le farraginosità. Ma adesso non abbiamo più alibi”.
“Abbiamo scelto di centrare la riforma sulle persone, cioè sulla qualificazione del lavoro pubblico. Occorre ripartire dalle competenze per favorire l’ingresso nella Pa delle «professioni del futuro» e rendere l’amministrazione attrattiva per la Next Generation Eu. La nuova Pa deve essere catalizzatore della crescita e credibile opportunità di crescita umana e professionale per i giovani, i più penalizzati dalla pandemia”, aggiunge.
(ITALPRESS).
Per il ministro il Pnrr “segna una cesura con il passato a livello di metodo, di strumenti e di visione. E’ un piano che aggredisce le nostre debolezze strutturali e su questa “aggressione” innesta un programma di investimenti agganciato a un preciso e dettagliato cronoprogramma”. Secondo Brunetta “solo una Pa riformata a tutti i livelli, nazionale e locale, può garantire la selezione e la messa a terra efficiente degli investimenti. E’ una consapevolezza che non tutti sembrano avere: da un lato si reclama una Pa che funzioni, dall’altro si attivano solerti grumi di conservazione ogni volta che si provano ad affrontare con serietà le strozzature e le farraginosità. Ma adesso non abbiamo più alibi”.
“Abbiamo scelto di centrare la riforma sulle persone, cioè sulla qualificazione del lavoro pubblico. Occorre ripartire dalle competenze per favorire l’ingresso nella Pa delle «professioni del futuro» e rendere l’amministrazione attrattiva per la Next Generation Eu. La nuova Pa deve essere catalizzatore della crescita e credibile opportunità di crescita umana e professionale per i giovani, i più penalizzati dalla pandemia”, aggiunge.
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