E’ vicino il giorno in cui cattureremo Matteo Messina Denaro? Di questo ne sono certo. D’altro canto la rete che lo circonda si sta tagliando di settimana in settimana. Quindi diventa sempre più difficile la copertura e senza copertura non si resta latitanti. Non so se breve o a brevissimo, ma al suo arresto si arriverà certamente”.

Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, intervenuto a I funamboli su Radio24.

“Che Anm e Csm, nel processo sulla trattativa Stato-mafia non siano intervenuti a sostegno dei pm – in realtà è quello che solitamente avviene”, ha detto il procuratore sulle critiche sollevate dal pm della Dna Nino Di Matteo. “Devo dire che personalmente ho detto ai colleghi della procura nazionale che dovevano essere fieri del lavoro svolto, che ha permesso di ricostruire una parte importante della storia del Paese. Che poi Anm e Csm non siano intervenuti a sostegno dei pm è in realtà quello che solitamente avviene per non interferire in un processo. Un loro intervento – ha spiegato il procuratore – finirebbe per alterare i meccanismi processuali stessi, che vedono protagonisti le parti dell’ accusa e della difesa”.

Dopo la sentenza del processo Stato-mafia, che ha riconosciuto l’esistenza di una ‘trattativa’ ai massimi livelli, “c’é un passato da ricostruire attentamente, guardando a quelle parti dello Stato che non hanno fatto quello che dovevano fare”, prosegue Cafiero De Raho al programma I Funamboli su Radio 24.

“Io credo che, innanzitutto – ha detto il procuratore rispondendo a una domanda – la sentenza dà conferma di una
ricostruzione che era quella alla quale si guardava nell’ambito dell’ esame delle stragi, soprattutto quelle in cui hanno
trovato la morte Falcone e Borsellino, della presenza cioè di soggetti estranei alle mafie e interni a gruppi in grado di influire in modo lesivo sulla nostra democrazia“.

La sentenza – ha aggiunto – “dà certezza della ricostruzione della verità: che certi soggetti hanno avuto rapporti con la mafia, hanno potuto arrivare a una sorta di accordo e così hanno legittimato la mafia“. Una sentenza di primo grado, è stato precisato, ma che “ci dà il senso della configurazione del reato”. Al di là di questa – ha proseguito il procuratore – dobbiamo guardare ai fatti, inoppugnabili: i rapporti che ci sono stati e l’ obiettivo che si voleva conseguire, i benefici che si volevano riconoscere a determinati criminali; un passato da ricostruire attentamente – ha concluso – guardando a quelle parti dello Stato che non hanno fatto quello che dovevano fare”.