Antonino Cossentino, imprenditore viticoltore di Partinico, è stato confermato alla presidenza della delegazione Sicilia Occidentale della Confederazione Italiana Agricoltori. E’ stato eletto all’unanimità, questa mattina ad Alcamo, al termine della settima assemblea elettiva sul tema “Agricoltura: innovare per un futuro sostenibile”.

Cossentino, che era l’unico candidato, dopo i primi quattro anni di mandato ha quindi incassato la piena fiducia da parte dei quasi settemila soci delle due provincie di Palermo e Trapani. Ottanta i delegati che hanno preso parte all’assemblea che si è svolta alla banca Don Rizzo: di questi 28 erano donne imprenditrici e una decina i giovani agricoltori.

Tema caldo dell’assemblea è stata la grave siccità che ormai da tre inverni ha colpito questa parte dell’isola. Invasi vuoti così come sorgenti e laghetti in altura. Se le zone montane più alte, come quella di Gangi, in questo momento stanno soffrendo meno (ma c’è molta preoccupazione per i prossimi mesi), basta spostarsi di qualche chilometro, a Bompietro, per vederne già gli effetti. Qui, e scendendo giù a valle verso l’Ennese, il raccolto è già compromesso per il 90%.

Dopo aver seminato a novembre, molti produttori non stanno neanche più facendo manutenzione, abbandonando le colture. La diminuzione di acqua nelle sorgenti e laghetti sta poi mettendo in seria difficoltà gli allevatori, che fra qualche settimana non sapranno più come abbeverare i propri animali. Per non parlare dei pascoli a quota bassa, già secchi nonostante il periodo.

“Burocrazia, migliore gestione del Piano di sviluppo rurale a favore delle piccole e medie imprese e puntualità dei pagamenti sono le priorità sulle quali il nuovo governo regionale deve intervenire anche per alleviare le difficoltà che ci sta imponendo la siccità”, ha detto Cossentino nel corso della sua relazione.

Non è possibile che in un settore che non riesce a sviluppare tutte le sue potenzialità, come l’agricoltura siciliana, vadano sprecati più di 5 milioni di euro per un bando, così come è successo per la sottomisura 4.1: preparare una domanda costa mediamente 2 mila euro a un’azienda, ne sono state presentate più di 2.600 per una spesa complessiva di 5,4 milioni di euro da parte delle imprese. Ma di queste solo poche decine accedono alla graduatoria e solo in quel momento vengono analizzati tuti i documenti della domanda, mentre i voluminosi plichi delle altre pratiche escluse neanche vengono aperti e diventano carta da macero. Chiediamo di snellire e rendere meno onerosa questa procedura, facendo una prima scrematura delle domande in base alle schede aziendali”.

Cossentino, sullo stesso bando, ha denunciato che la sottomisura 4.1 che metteva sul piatto 100 milioni di euro per l’ammodernamento delle aziende (fino al 70% a fondo perduto), ha tagliato fuori così come è stato concepito le piccole e medie imprese, a vantaggio di quelle grandi che si accaparreranno l’intera dotazione, una delle più consistenti del Psr. “Il bando metteva dei paletti che hanno favorito nei punteggi le grandi imprese che chiudono la filiera, con un tetto di spesa permesso di ben 5 milioni di euro per singola domanda. Così, le piccole aziende che avevano bisogno solo di un piccolo sostegno per ampliare le proprie produzioni sono rimaste fuori. I prossimi bandi devono invece prevedere delle riserve per piccole e medie aziende e permettere a tutto il comparto siciliano di crescere”.

Cossentino ha puntato anche due volte il dito contro la burocrazia: “Inconcepibile che ancora non siano stati pagati i bandi del biologico del 2015, insostenibile che in Sicilia si debbano presentare 5 documenti in più per ogni pratica rispetto alle aziende agricole delle altre regioni”. E ha lanciato un nuovo allarme sull’olivicoltura che bisogna “difendere dalle speculazioni”.

“Le province di Palermo e Trapani – ha detto ancora Cossentino – sono ricchissime di eccellenze non solo dell’agroalimentare. Parlo di paesaggi, arte, storia e cultura, tutte eccellenze che il mondo ci invidia e che possono essere volano di sviluppo anche per noi, attraverso agriturismo e potenziamento dell’enoturismo. La viticoltura di questa zona è il fiore all’occhiello della Sicilia, la Cina nei prossimi anni aumenterà dal 5 al 20 per cento le importazioni di vini italiani, dobbiamo riuscire a salire su questo treno”.

Sul comparto vitivinicolo, la Cia si è schierata contro la decisione del governo di allargare i diritti di reimpianto dei vitigni siciliani al di fuori dell’isola, anche in caso di terreni presi in affitto. Progetto, al momento stoppato dal ministero, che rischia di impoverire il vitigno Sicilia:

“E’ una decisione che ci preoccupa, per la prima volta la quantità di vitigni siciliani è scesa sotto i 100 mila ettari. La produzione di vino, negli ultimi 20 anni, anche per una razionalizzazione della resa, è scesa da 10 a 4 milioni di ettolitri. Le imprese siciliane devono rafforzare sempre di più il rapporto tra produzioni e territorio”, ha detto Vittorio Cusumano, direttore dell’Irvo, l’Istituto regionale vino e olio.
All’assemblea è intervenuta anche Rosa Giovanna Castagna, presidente regionale della Cia che ha toccato un po’ tutti i punti. Sul ritardo dei pagamenti dei bandi del biologico ha detto che l’agenzia Agea è “un ente da rifare dalle basi”, mentre sul Psr ha spiegato che “i numeri delle piccole e medie imprese finanziate non ci lascia soddisfatti”.