Continuano le attività d’indagine condotte dai Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani e del Ros nei confronti di Calogero Giambalvo e del prestanome Roberto Siragusa: i due, infatti, all’esito degli accertamenti scaturiti nel corso dell’esecuzione del provvedimento di sequestro di beni del valore di circa 1 milione di euro, emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta della Procura Distrettuale di Palermo, sono stati ulteriormente deferiti alla Autorità Giudiziaria per vari reati ambientali e nei confronti di animali.

L’inchiesta sul consigliere comunale

Calogero Giambalvo, già consigliere comunale di Castelvetrano (Tp) e imputato nell’ambito del processo “Eden II”, tra gli altri, per la partecipazione a cosa nostra (in primo e secondo grado è stato assolto dagli addebiti contestati). Giambalvo, attualmente imputato innanzi al Tribunale di Marsala nel processo “Anno Zero” per una tentata estorsione aggravata dall’aver commesso il fatto al fine di agevolare le attività della citata organizzazione mafiosa, è stato condannato dal Tribunale di Trapani nel settembre 2020 per il medesimo delitto. Secondo le indagini nell’operazione Scrigno Giambalvo avrebbe intessuto legami tra politica e cosa nostra trapanese, mettendone in evidenza il particolare attivismo nel corso delle elezioni politiche del febbraio 2013. In tale contesto, si inseriscono le dichiarazioni del defunto collaboratore di giustizia Lorenzo Cimarosa, legato da rapporti di parentela con il latitante Matteo Messina Denaro, il quale lo indicava come incaricato di tenere i rapporti tra le famiglie di Castelvetrano e Castellammare del Golfo.

Gli  accertamenti sul sequestro beni a Calogero Giambalvo

In particolare si è accertato che presso l’azienda dedita al commercio all’ingrosso di generi alimentari formalmente intestata a  Roberto Siragusa, vi erano gravi carenze igienico sanitarie e la presenza promiscua, anche all’interno dei locali, di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, alcuni dei quali danneggiati a seguito di combustione, bovini, suini, cani, volatili e animali da cortile, alcuni dei quali deceduti o sottoposti a macellazione e generi alimentari in cattivo stato di conservazione. L’intera area è stata sequestrata assieme a 110.000 litri di acqua imbottigliata e bevande, circa 600 chili di generi alimentari vari e circa 1.000 chili di materiali destinati a venire a contatto con gli alimenti; inoltre, è stata disposta la chiusura amministrativa dell’attività.

Altre accuse per Giambalvo e il prestanome

Siragusa sarà chiamato a rispondere dei reati di gestione non autorizzata di discarica di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, miscelazione di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, combustione illecita di rifiuti, detenzione di alimenti in cattivo stato di conservazione, macellazione abusiva di animali, carenze igienico sanitarie e mancata registrazione sanitaria. Giambalvo è stato raggiunto da una denuncia in quanto ritenuto responsabile del reato di maltrattamento di animali: è stato accertato che lo stesso deteneva, all’interno dell’area dove ha sede l’azienda intestata a Siragusa, 37 esemplari di animali appartenenti a varie in buona parte detenuti in spazi fatiscenti e in cattivo stato di nutrizione e privi di sistemi di marcaggio.