Armi, droga e tanti soldi sono stati sequestrati nel corso dei blitz collegati all’operazione antimafia “Hesperia” che si è prevalentemente sviluppata sulla provincia di Trapani ed in parte anche in quella palermitana. Tre giorni fa all’alba è scattata l’operazione di polizia giudiziaria in cui sono stati eseguiti circa 70 provvedimenti emessi dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo.

La pistola e 50 mila euro in contanti

I carabinieri del nucleo investigativo di Trapani e del Ros hanno rinvenuto una pistola semiautomatica che era illegalmente detenuta da uno dei soggetti arrestati. L’uomo non era nella propria abitazione di Campobello di Mazara. Gli investigatori dell’arma sono riusciti a rintracciarlo a Palermo dove lo hanno bloccato mentre saliva sulla propria autovettura. Lo stesso aveva con sé due pacchi in cellophan contenenti complessivamente circa 50 mila euro in banconote di vario taglio.

Altra arma e colpi in canna

I militari dell’Arma hanno poi esteso la perquisizione della abitazione estiva sempre del campobellese che si trova nella frazione di Tre Fontane dove hanno rinvenuto anche la pistola automatica, una Walther Ppk calibro 7,65, con 50 colpi dello stesso calibro di cui 4 nel caricatore, nonché altro materiale ritenuto utile all’indagine. L’arma da fuoco sequestrata verrà inviata al Ris di Messina per gli opportuni accertamenti tecnici e per verificare se sia stata di recente utilizzata.

Scovata anche droga

Nell’abitazione di un altro indagato, sono stati invece rinvenuti circa 900 grammi di sostanza stupefacente del tipo marijuana, ad ulteriore riscontro della complessa attività di indagine posta in essere dai carabinieri di Trapani sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Trapani.

I motivi dell’operazione

L’operazione è stata messa a segno per stanare l’area grigia dei presunti favoreggiatori del superlatitante Matteo Messina Denaro. I militari, con il supporto dei comandi provinciali dei carabinieri di Palermo e Catania, del 9° nucleo elicotteri di Palermo, degli squadroni eliportati “Cacciatori Sicilia” e “Cacciatori Calabria”, nonché del 12° Reggimento Carabinieri Sicilia, hanno eseguito provvedimenti nei confronti di 70 indagati, 35 dei quali sono stati arrestati. Sono accusati, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, turbata libertà degli incanti, reati in materia di stupefacenti, porto abusivo di armi, gioco d’azzardo e altri reati, tutti aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose.

La mafia nel Trapanese

L’indagine dei carabinieri ruota attorno ad esponenti di primo piano dei mandamenti mafiosi di cosa nostra trapanese, e conferma il perdurante ruolo di primo piano di Messina Denaro, il quale sarebbe ancora in grado di impartire direttive funzionali alla riorganizzazione degli assetti nella provincia mafiosa. In particolare è emerso il ruolo di primo piano di un uomo d’onore di Campobello di Mazara, Francesco Luppino, recentemente scarcerato e già protagonista in passato di rapporti con esponenti di vertice di cosa nostra palermitana. Luppino avrebbe avuto indicazioni dirette da parte di Messina Denaro per stabilire i vertici della famiglia, come il reggente di Petrosino. Il boss di Castelvetrano avrebbe anche chiesto conto della nomina del reggente dell’importante mandamento di Mazara del Vallo, rimasto vacante dopo l’operazione Anno Zero.

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