La cassazione ha respinto il ricorso, l’ex consigliere provinciale di Trapani Piero Russo è stato condannato per abusi sessuali su minorenne. Dunque per lui arriva l’ordine di carcerazione a 9 anni e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, così come oltretutto si erano pronunciati i giudici in primo e secondo grado. Russo, 57 anni di Castellammare del Golfo, è stato riconosciuto colpevole di aver violentato sessualmente un ragazzino di appena 12 anni, figlio di alcuni amici di famiglia.

In appello il chiaro orientamento della corte

Ha retto dunque l’impianto accusatorio. Anche in appello la corte aveva respinto la richiesta avanzata dal legale di Russo, Massimo Motisi, il quale aveva sollecitato la riapertura parziale del dibattimento, tecnicamente definito come “rinnovazione dell’istruttoria”, per sentire alcuni nuovi testi. Inoltre era stata richiesta una perizia sulla vittima delle violenze sessuali per verificarne l’attendibilità delle dichiarazioni fatte. Nessuna però delle due istanze è stata accolta dal giudice.

Gli abusi

I fatti si sono consumati tra il 2008 e il 2009, quando all’epoca la presunta vittima aveva appena 12 anni. Russo avrebbe abusato del ragazzino approfittando dell’amicizia con i genitori che in tutta tranquillità gli affidavano il proprio figlio. Le violenze sarebbero state consumate tutte a Castellammare del Golfo. Le attenzioni dell’ex consigliere provinciale nei confronti del dodicenne sarebbero state scoperte solo qualche tempo dopo dai genitori, i quali hanno subito sporto denuncia.

Anche dei messaggi finiti agli atti

All’attenzione degli inquirenti ci sono state anche alcune intercettazioni captate nel corso delle indagini di conversazioni col ragazzino che hanno fatto trapelare le particolari “attenzioni morbose” di Russo. L’ex consigliere provinciale ha sempre respinto ogni accusa ed ha più volte sostenuto di avere fiducia nella magistratura. Nel corso del processo di primo grado fu sentita anche un’amica della vittima degli abusi che confermò come gli fosse stato rivelato in via confidenziale quanto gli era accaduto.

Lo sfogo dell’avvocato della vittima

“Sia la vittima che la sua famiglia – ha commentato il loro avvocato, Francesco Caratozzolo – spesso mi hanno riferito di aver percepito, immediatamente dopo la proposizione della denuncia da cui ha tratto origine il processo, una sorta di isolamento sociale, a parte poche eccezioni. Ecco, spero che quanto definitivamente sancito dalla Cassazione possa costituire, per tutti, un momento di serena e pacata riflessione e rivisitazione dei comportamenti adottati”.

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