“I familiari le avevano consigliato di costituirsi parte civile nel processo per maltrattamenti nei confronti del marito e invece Maria Amatuzzo non lo volle fare perché, come riferito ai familiari, temeva una reazione”. Lo dice l’avvocato Vito Cimiotta, difensore del padre della donna uccisa a coltellate dal marito Ernesto Favara alla vigilia di Natale.

Per Favara, attualmente in carcere a Trapani, a fine mese inizierà il processo per maltrattamenti. A ottobre 2022 Ernesto
Favara aveva, invece, presentato una denuncia nei confronti della moglie per violazione degli obblighi di assistenza familiare. Querela che, dopo due giorni, fu ritirata dallo stesso Favara.

Il tentativo di strangolamento

Ernesto Favara aveva già tentato di strangolare con una lenza da pesca la moglie Maria Amatuzzo circa un anno fa Lo ha confermato l’avvocato Vito Cimiotta, che da ieri assiste il padre della vittima del delitto. “A raccontarmi il particolare è stato lo zio della signora Amatuzzo, il fratello del padre – racconta l’avvocato – e il tentativo di strangolamento sarebbe avvenuto sotto la casa famiglia dove la ragazza era ospite”. Cimiotta ha inoltre confermato che per quel fatto specifico la Amatuzzo presentò querela, “ma poi la ritirò”.

Gli accertamenti

Si è svolto nei giorni scorsi presso lo studio dell’ingegnere Giovanni Casano a Marsala (consulente incaricato dalla Procura) l’accertamento tecnico non ripetibile sui telefoni cellulari di Ernesto Favara, di Maria Amatuzzo e sul pc portatile che si trovava a casa dei due a Marinella di Selinunte.

Maria Amatuzzo è stata uccisa il 24 dicembre scorso con 14 coltellate sferrate dal marito Ernesto Favara, che ora si trova
in carcere a Trapani. L’esame tecnico ha previsto l’avvio dei tre strumenti dai quali l’ingegnere dovrà estrapolare tutto il
materiale multimediale necessario al fine delle indagini. All’accertamento erano presenti gli avvocati Vito Cimiotta, difensore del papà della vittima e Margherita Barraco, legale di Ernesto Favara.

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