Le mani della mafia sulle opere pubbliche. Sono inquietanti i particolari che stanno emergendo dopo l’arresto, avvenuto due giorni fa, del presunto boss della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, Mariano Saracino. Con lui le manette sono scattate per i suoi presunti luogotenenti Vito Turriciano, Vito Badalucco, e Vincenzo Artale, per le ipotesi di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata, intestazione fittizia aggravata, furto e violazione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.

C’ è un viadotto, lungo l’ autostrada Palermo-Mazara del Vallo, che è diventato il simbolo della mafia. E’ il viadotto Cavaseno e si trova tra gli svincoli di Castellammare del Golfo e di Alcamo ovest. Come riporta Repubblica Palermo, le opere di ristrutturazione commissionate dall’Anas per quasi due milioni di euro sono state fatte con il cemento della cosca di Castellammare. Cemento depotenziato, sospettano i magistrati della Dda di Palermo e i carabinieri di Trapani.

Era Artale a fornire il calcestruzzo alla ditta Siar di Gioiosa Marea per consolidare il viadotto indebolito da una frana.
Nel cantiere del viadotto erano stati assunti tre fedelissimi del nuovo boss di Castellammare, Mariano Saracino: sono Vito e Martino Badalucco, padre e figlio, pure loro arrestati nel blitz, così come Saracino. Un terzo assunto, Vito Bongiorno è ritenuto legatissimo al capomafia.

I boss avevano imposto pure il fornitore di carburante e il meccanico per i mezzi, così come l’utilizzo di un escavatore e di un camion di loro proprietà.

Nella terra del superlatitante Matteo Messina Denaro, i boss controllano ancora gli appalti.
I carabinieri della compagnia di Alcamo da tempo controllavano quel cantiere, anche grazie a telecamere nascoste sugli alberi.

I lavori al viadotto sono completati, adesso la magistratura dovrà accertare se almeno sono stati eseguiti correttamente e senza pericoli per chi lo percorrerà.

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