Nonostante debba restare in carcere, in quanto uno dei principali fiancheggiatori e ‘postini’ di Matteo Messina Denaro, la ‘primula rossa’ di Cosa nostra, a Pietro Giambalvo, usticese di 77 anni residente a Santa Ninfa sono stati restituiti i beni.

Per i giudici non ci sono gli estremi per parlare di provenienza illecita dei beni, anzi. Giambalvo, negli ultimi anni, ha ricevuto persino soldi dallo Stato.

Si tratta di un indennizzo per ingiusta detenzione, più di 280mila euro versatigli dalla Corte d’appello di Palermo, per cinque anni di carcere terminati con l’assoluzione nel 2000.

A metà degli anni duemila l’imprenditore era stato arrestato di nuovo, e condannato per altri fatti, ma divenuta definitiva l’assoluzione per quella detenzione di 5 anni, eta arrivato il risarcimento.

“Le indagini patrimoniali – scrive il riesame nell’ordinanza di dissequestro – poste dal Gip a fondamento del giudizio di sproporzione con la capacità reddituale lecita e la disponibilità finanziaria effettivamente palesata, non risultano attendibili», perché gli investigatori hanno omesso di valutare quel particolare tipo di «ingente introito finanziario». Cosa che contribuisce a inficiare «per incompletezza le conclusioni raggiunte circa l’ operatività della presunzione di illecita provenienza dei beni in sequestro».

A Giambalvo sono stati restituiti l’impresa intestata alla moglie e ben cinque appezzamenti di terra tra Santa Ninfa e Castelvetrano.