Si sono aggravate le condizioni di salute del boss Matteo Messina Denaro, detenuto al 41 bis nel supercarcere de l’Aquila. L’ex latitante, affetto da un tumore, è dal giorno dell’arresto in cura all’interno del penitenziario dove è stata allestita per lui una stanza per la chemioterapia.

Nelle scorse settimane il capomafia aveva subito un piccolo intervento per problemi urologici ed era però rientrato nell’istituto di pena in giornata.

L’avvocato chiede la revoca del 41 bis

“Matteo Messina Denaro oramai è completamente incompatibile con il regime carcerario soprattutto in quello più duro del 41bis, deve essere immediatamente ricoverato”, ha detto l’avvocato abruzzese Alessandro Cerella, che dal 25 giugno scorso affianca l’avvocata Lorenza Guttadauro nella difesa del boss mafioso. I due legali presenteranno al tribunale della libertà dell’Aquila, un’istanza di ricovero urgente all’ospedale dell’Aquila, luogo nel quale il detenuto in regime di 41bis ha già subito un intervento chirurgico urologico il 27 giugno scorso, con un massiccio dispiegamento di forze dell’ordine attorno al presidio.

Il breve ricovero nelle settimane scorse

Il boss Matteo Messina Denaro è stato ricoverato per problemi di salute dovuti agli effetti collaterali della chemioterapia a cui è sottoposto. Il capomafia, dopo alcuni controlli in ospedale, è già stato riportato in cella nel carcere de L’Aquila.

Lieve problema addominale non collegato al tumore al colon né alle conseguenze collaterali delle cure per il grave male: è quanto emerso da fonti mediche dopo il ricovero notturno del boss Matteo Messina che è stato trasportato all’ospedale San Salvatore dell’Aquila per forti dolori all’addome.

L’ex superlatitante, arrivato dal carcere di massima sicurezza dell’Aquila nel nosocomio intorno alle 4 tra ingenti misure di sicurezza, è stato visitato dal chirurgo e poi dagli oncologi che lo hanno preso in cura dal 17 gennaio scorso. Intorno alle dieci è stato dimesso: farà una cura farmacologica in carcere dove è recluso in regime di 41 bis e dove gli viene somministrata la chemioterapia in un ambulatorio ad hoc installato di fronte alla cella. Le condizioni del boss della mafia rispetto al tumore al colon vengono considerate stazionarie.

File segreti su Messina Denaro, gli indagati respingono accuse

Hanno respinto le accuse davanti al tribunale del Riesame, al quale hanno chiesto la revoca dei domiciliari, il consigliere comunale di Mazara del Vallo Giorgio Randazzo e il carabiniere Luigi Pirollo, coinvolti nell’inchiesta sulla sottrazione di documenti riservati sulla cattura del boss Matteo Messina Denaro dal server dell’Arma e sul tentativo di vendere il materiale top secret al fotografo Fabrizio Corona.

Randazzo è accusato di ricettazione, il carabiniere, che avrebbe materialmente trafugato i file risponde invece di accesso abusivo al sistema informatico e di violazione del segreto d’ufficio.

Pirollo ha sostenuto davanti ai giudici che l’accesso al server rientrava tra le sue prerogative e che non c’è prova che la consultazione dei dati avesse un fine illegittimo. Randazzo ha invece puntato sul suo essere incensurato e sul fatto che gli inquirenti non gli avrebbero trovato i file trafugati, eccependo anche l’incompetenza dell’autorità giudiziaria palermitana visto che l’eventuale reato sarebbe stato commesso a Mazara del Vallo. La decisione del Riesame è prevista in settimana.

Il provvedimento cautelare riguarda un maresciallo dei carabinieri in servizio presso un comando compagnia in provincia di Trapani che è accusato di accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, aggravato dalla funzione di pubblico ufficiale, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e un consigliere comunale della medesima provincia accusato di ricettazione per aver fatto da intermediario con Corona. la perquisizione, invece, come detto, è scattata a carico di Corona.

Le indagini, svolte dagli stessi Carabinieri di Trapani e Palermo, riguardano proprio la presunta fuga di notizie riservate, connesse alle fasi successive alla cattura del noto latitante Matteo Messina Denaro.

Il militare, Luigi Pirollo, è accusato di accesso abusivo al sistema informatico e violazione del segreto d’ufficio, il complice, Giorgio Randazzo, di ricettazione.

La ricostruzione

Gli indagati, secondo la ricostruzione investigativa dei Carabinieri e della Procura della Repubblica di Palermo, condivisa dal Gip, avrebbero tentato di divulgare, attraverso la pubblicazione su alcune testate giornalistiche on-line, alcuni documenti ancora coperti da segreto investigativo e inerenti le indagini sulle fasi immediatamente successive all’arresto del latitante, verosimilmente carpiti dal maresciallo dei carabinieri e ceduti da questi al consigliere comunale il quale, probabilmente a scopo di lucro, li avrebbe proposti in vendita al noto giornalista, che avrebbe poi realizzato, con questo materiale, degli scoop.

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