I giudici della Corte d’appello di Palermo, presieduta da Andrea Piras, hanno assolto Leonardo Di Benedetto, funzionario e vice segretario del Comune di Erice, in provincia di Trapani. Era imputato per rivelazione di segreto di ufficio e in primo grado era stato condannato a 4 mesi.

Cassazione annullò sospensione dal servizio

Già la Cassazione aveva annullato la misura cautelare della sospensione a tempo determinato dal servizio. La vicenda giudiziaria di Di Benedetto, difeso dagli avvocati Giovanni Di Benedetto, Pasquale Contorno e Massimo Solaro, è un capitolo dello scandalo parcheggio “San Giuliano” che aveva coinvolto il sindaco Daniela Toscano e il fratello, l’avvocato e consigliere comunale Massimo Toscano. Entrambi sono stati prosciolti.

Secondo l’accusa, Di Benedetto avrebbe rivelato al sindaco che erano in corso delle indagini in materia di violazione urbanistica. La difesa ha sempre sostenuto che il caso rientrasse fra quelli per cui non si commette violazione e cioè quando le notizie vengono rivelate a persone, ad esempio il sindaco, che sono tenute a saperle per fini istituzionali oppure che ne sono già venuti a conoscenza.

Rivelazione segreto d’ufficio, assolti tre ufficiali dei carabinieri

Assoluzione perché il fatto non sussiste. E’ la sentenza del gup di Agrigento, Micaela Raimondo, nei confronti di tre ufficiali dell’Arma imputati per rivelazione di segreto istruttorio: l’ex comandante provinciale, colonnello Vittorio Stingo, e i capitani Augusto Petrocchi e Carmelo Caccetta.

Secondo la Procura avevano rivelato informazioni riservate sull’imminente arresto di un maresciallo dei carabinieri all’epoca dei fatti in servizio a Licata, Gianfranco Antononuccio, indagato nell’ambito di un’inchiesta su presunte tangenti ricevute in cambio di favore e coperture. I tre ufficiali si sono sempre proclamati innocenti.

La vicenda risale al giugno del 2021: l’allora procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, adesso a capo della Procura di Roma, comunica – “lecitamente”, come sottolineava l’atto di accusa dei pm agrigentini – a Stingo che il Ros di Palermo aveva in corso un’attività di indagine su alcuni carabinieri della compagnia di Licata. Secondo l’accusa il colonnello “violando i doveri inerenti le funzioni rivela le circostanze al sottoposto capitano Petrocchi, a capo della compagnia di Licata, al fine di avviare una procedura di trasferimento per incompatibilità ambientale di Antonuccio”.

Caccetta, anch’egli in servizio alla compagnia di Licata ne avrebbe parlato con un collega per metterlo in guardia ed evitargli guai. La Procura aveva chiesto la condanna a un anno e sei mesi per il col. Stingo, accusato anche di calunnia ai danni del collega Antonello Parasaliti, il comandante del Ros di Palermo che ha catturato Matteo Messina Denaro, otto mesi per il capitano Petrocchi e due mesi e 20 giorni per il capitano Caccetta.

Accuse che sia gli imputati che i legali dei tre ufficiali dei carabinieri hanno sempre respinto con forza.