Doveva sottoporsi a visite e cure mediche e i giudici gli avevano concesso i domiciliari per andare in ospedale. Gli era stato il divieto di comunicare con persone diverse rispetto dai familiari conviventi.

Antonino Buzzitta, condannato lo scorso 12 aprile a 12 anni di reclusione per associazione mafiosa, è stato portato in carcere per aver violato per 30 volte le prescrizioni che gli erano state imposte.

I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Trapani e il personale della Dia coordinati dalla procura di Palermo. lo hanno seguito e filmato e fotografato in vari esercizi pubblici di Erice, Trapani e Paceco, tanto di giorno che di sera. Secondo gli inquirenti, l’imputato si sarebbe intrattenuto con individui estranei al suo nucleo familiare e anche con soggetti con precedenti di polizia.

Gli incontri non autorizzati sarebbero avvenuti anche con modalità riservate, come per esempio nel retrobottega di un bar di Trapani. Sulla base degli accertamenti di carabinieri e Dia, il tribunale di Trapani ha disposto la custodia cautelare in carcere poiché ha ritenuto che l’imputato abbia dimostrato “l’incapacità di comprendere il valore e di garantire il rispetto delle prescrizioni del Tribunale”.

La sezione misure di prevenzione presieduta da Daniela Troja hanno disposto l’aggravamento della pena e la reclusione in carcere nonostante Buzzitta è ultrasettantenne.

Sempre secondo il collegio giudicante, l’arrestato avrebbe “tenuto con pervicacia e continuativamente una condotta altamente trasgressiva delle prescrizioni impostegli, anche nel corso della celebrazione del processo appena conclusosi in primo grado”, facendo emergere l’esigenza di un aggravamento della misura cautelare con pericolo di reiterazione criminosa.