Insultò il comandante della guardia costiera per un sequestro di attrezzature che era stato fatto il giorno prima ad un’attività turistica. Un uomo di San Vito Lo Capo, Andrea Di Liberti di 65 anni, condannato in via definita. La cassazione ha respinto il suo ricorso alla condanna in appello, confermando quindi la sentenza ad un anno e 6 mesi di reclusione.

Vicenda nel 2015

La vicenda si verificò nell’agosto del 2015. Il comandante della guardia costiera di San Vito Lo Capo, Tommaso Rallo, eseguì sulla spiaggia un sequestro preventivo di attrezzature per ricezione turistica. Provvedimento disposto dalla Procura della Repubblica di Trapani. In quell’occasione fu un’imponente operazione per l’ingente quantitativo di attrezzature sequestrate dalla guardia costiera a ben 12 società. In pratica i militari portarono via ombrelloni e sdraio di lidi privati che avrebbero occupato abusivamente anche la parte del litorale adibita a spiaggia libera.

La furia

Il giorno seguente Di Liberti si recò alla guardia costiera locale con l’intenzione di “discutere” sul sequestro delle attrezzature che aveva colpito l’attività di alcuni suoi familiari, compresa quella della moglie. Quando il militare sostenne che il comandante non fosse presente il 65enne andò su tutte le furie. Sulla base della ricostruzione dei fatti l’uomo insultava e minacciava per strada il comandante che a suo dire non lo voleva ricevere. Il  militare all’ingresso della guardia costiera costretto in un angolo mentre continuavano gli insulti e le ingiurie. Tutto questo avveniva in strada alla presenza di molta gente, soprattutto turisti. Da qui la decisione del comandante Rallo di denunciare l’episodio, assistito dall’avvocato Fabio Sammartano.

L’assoluzione in primo grado e poi il ribaltamento

Finito sotto processo, Di Liberti fu assolto nel 2018 in primo grado dal tribunale di Trapani dalle accuse di oltraggio a pubblico ufficiale e tentata violenza privata aggravata. In appello però, arrivò la condanna ad un anno e mezzo. E adesso la cassazione ha respinto il ricorso di Di Liberti.

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