La nipote dell’agente Agostino ucciso dalla mafia non ci sta al “fango” gettato su Campobello di Mazara in questi giorni dopo l’arresto del latitante Matteo Messina Denaro. “Per 30 anni Matteo Messina Denaro è stato latitante e ora il fango si butta tutto su di noi, additandoci come una comunità di omertosi. Non ci sto…”. A dirlo è Emilia Catalano, 40 anni, nipote di Agostino, l’agente della scorta di Paolo Borsellino che morì nella strage di via D’Amelio. Quando lo zio fu ucciso Emilia aveva 9 anni.
“Ma come lo si poteva riconoscere?”
“Quel giorno ero in vacanza con mia nonna – ricorda Emilia Catalano -, eravamo alle terme di Montevago (nell’Agrigentino, ndr) e di ritorno abbiamo appreso la notizia. Quando ho visto le immagini dell’arresto di Matteo Messina Denaro mi sono chiesto più volte se fossi stata in grado di riconoscerlo incontrandolo per strada. Ma se girava con cappello, occhiali scuri e mascherina come avrai potuto fare?”.
No alla città omertosa
A Emilia Catalano, che oggi è attiva nel teatro di impegno civile, l’immagine di una città omertosa che appare dai tg dà fastidio. “Come la mia famiglia, tanti sono gli onesti a Campobello di Mazara. Poi le mele marce ci sono qui come ovunque”. E conclude: “Penso che gente come Matteo Messina Denaro deve pagare le sue colpe. Gli chiederei solo una cosa: con quale stato d’animo è andato a dormire dopo le stragi che ordinava? Con quale coscienza si è guardato allo specchio? Se mai una coscienza ce l’ha…”.
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