Sarà l’analisi delle immagini delle telecamere di sicurezza dell’Atm, di tutti i supporti informatici acquisiti e l’esito dell’autopsia e degli esami tossicologici a fare luce sulla morte di Tancredi Tarantino, il giornalista d’inchiesta e presidente di ReCommon di 46 anni, originario di Marsala, travolto da un treno sui binari della linea M2 della metropolitana il giorno di Pasquetta a Milano. Il pm milanese Roberta Amadeo, di turno quel giorno, ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio a carico di ignoti.

L’analisi del pc e del cellulare

Si tratta di una iscrizione tecnica per fare accertamenti per capire se si sia trattato di un suicidio, ipotesi a cui la famiglia di Tancredi non crede. Gli accertamenti sono stati affidati al nucleo investigativo dei carabinieri i quali stanno convocando le persone informate sui fatti, come colleghi parenti e amici del giornalista impegnato in varie parti del mondo sul fronte dell’anticorruzione. La Procura ha disposto gli esami autoptico e tossicologico che si svolgeranno nei prossimi giorni. Gli investigatori, inoltre, dovranno analizzare il pc e il cellulare, oltre che i video di Atm, di Tarantino.

Chi era Tancredi Tarantino

Tancredi Tarantino era un operatore nella cooperazione internazionale, con una lunga esperienza in Sud America, in particolare in Ecuador, dove ha vissuto diversi anni, impegnato per la trasparenza nella pubblica amministrazione e diventando collaboratore di Mani Tese. Successivamente si era trasferito a Milano con moglie e figlia, diventando presidente di “ReCommon”, un’associazione che – come si legge sul suo sito web – “lotta contro gli abusi di potere e il saccheggio dei territori per creare spazi di trasformazione nella società, in Italia, in Europa e nel mondo”.

La lettera del fratello

“Tancredi – ha scritto il fratello Germano Tarantino in una lettera inviata agli organi d’informazione – non avrebbe mai voluto che sua figlia e i nostri genitori provassero un dolore così grande. Cercheremo di capire cosa gli sia veramente accaduto. Tancredi era una di quelle persone brillanti che ripudiava le ingiustizie ed era concreto, perché ‘bisogna almeno provarci’ e che si è speso per questo per quasi 30 anni”.

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