Centinaia di famiglie palermitane sarebbero a rischio sfratto. E’ questa la denuncia fatta questa mattina dai consiglieri comunali del gruppo “Progetto Palermo”. Mariangela Di Gangi, Massimo Giaconia ed Alberto Mangano hanno tenuto questa mattina una conferenza stampa a Palazzo Belvedere per parlare della gestione dei beni confiscati alla mafia occupati da famiglie in condizioni di emergenza abitativa.
L’emergenza abitativa diventa caso politico
Una questione sulla quale, a dicembre, si era registrata un’apertura da parte dell’Amministrazione Comunale con un’apposita delibera di Giunta voluto dall’ex assessore Antonella Tirrito e votata anche dal sindaco Roberto Lagalla. Un provvedimento sul quale si è registra la ferma opposizione del gruppo consiliare di Fratelli d’Italia, in particolare dell’ex vicesindaco Carolina Varchi. La parlamentare nazionale avanzò perfino una richiesta di sospensione, la quale però non ha trovato confutazione da parte degli uffici. I dirigenti del Comune competenti hanno così accettato le domande presentate dai richiedenti, anche se nessuna ad oggi risulta approvato.
“Costi insostenibili per regolarizzarsi”
C’è poi la questione relativa invece alle “pretese economiche” dell’Agenzia per i Beni Confiscati. “Una situazione paradossale di mancato dialogo fra istituzioni e di dubbia interpretazione del ruolo dei beni confiscati e dell’Agenzia nazionale che dovrebbe amministrarli – sottolineano gli esponenti di Progetto Palermo -. In questi mesi l’Agenzia nazionale sta emettendo decine di ordinanze di sgombero e richieste di pagamenti che – secondo i tre consiglieri – non rispondono alle finalità per cui l’Agenzia è stata creata”.
“Si rischia bomba sociale”
Il riferimento è ai documenti recapitati in queste ore a tantissime famiglie occupanti dei beni confiscati. “L’Agenzia nazionale non può comportarsi come un privato che vuole fare cassa – afferma Mariangela Di Gangi – e che non ha a cuore quell’uso sociale del patrimonio confiscato come è giusto che accada”. Per Massimo Giaconia “si rischia di innescare una bomba sociale che il Comune di Palermo da solo non potrebbe disinnescare”. A sollevare ulteriormente il tema politico è Alberto Mangano, che si chiede se “dietro questa posizione assunta dall’Agenzia per i beni confiscati non ci sia una incidenza del Governo nazionale, visto che ricalca esattamente quanto avvenuto nei giorni scorsi con Fratelli d’Italia che si è opposta ad ampliare la possibilità di utilizzo per le famiglie più fragili”.






Commenta con Facebook