Salvatore Zichichi
Salvatore Zichichi è un medico per devozione, mente innovativa e nerd, crede nelle relazioni umane come leva per trasformare la sanità e la realtà.
“L’ha detto su Facebook”,
“Me l’ha girato mio cugino su WhatsApp”,
“Una mia amica infermiera ha confermato”.
La bufala sanitaria si diffonde così.
A macchia d’olio. In silenzio, senza clamore, ma con una rapidità che nemmeno i virus conoscono. Ed è pericolosa. Anche letale. Sfrutta la paura delle persone o la loro speranza. A quelle “mezze” verità che non controllate permettono la costruzione di castelli privi di fondamento razionale.
Quando l’informazione diventa contaminazione, il problema diventa immenso per tutti.
Perchè tutti diventano validatori a vicenda: la verifica e certezza che quella informazione è vera. Verificata e quindi indiscutibile.
Dimenticando che la stessa scienza si mette in discussione ogni giorno, “fino a prova contraria”.
Viviamo immersi in un flusso costante di notizie. Immenso. Continuo.
Dove tutto ed il contrario di tutto può avvenire ed essere detto.
Oggi complice anche l’intelligenza artificiale diventa e diventerà sempre più complesso.
Ogni giorno leggiamo articoli, post, commenti, riceviamo video e note vocali che parlano di salute, farmaci, vaccini, malattie.
Ma in mezzo a queste informazioni, tante – troppe – sono false.
Il problema è che ci crediamo. Perché?
Perché la disinformazione è costruita per essere credibile.
E magari chi la scrive ci crede sul serio.
Gioca con la paura, con la speranza, con il dubbio.
Colpisce proprio dove siamo più vulnerabili: la nostra salute.
Trattando tematiche di cui siamo vittime o di cui è vittima una persona cara o un conoscente.
Ti colpiscono dove il cuore batte.
Il risultato di meccanismi psicologici profondi, fattori emotivi e dinamiche sociali ben documentate dalla letteratura scientifica.
Il tema della salute attiva paura, speranza, dolore, vulnerabilità.
Quando leggiamo una notizia che promette “la cura definitiva” o che denuncia un “complotto taciuto dai medici”, il nostro cervello reagisce emotivamente prima che razionalmente. In situazioni di incertezza o stress, prevale il pensiero veloce, intuitivo, non critico .
Diverse ricerche, tra cui quelle dell’OCSE, evidenziano che una parte notevole della popolazione, spesso oltre il 40%, ha un livello di “health literacy” (alfabetizzazione sanitaria) carente.
L’effetto dell’aneddoto: il peso della storia personale
Sentire che “mia zia ha guarito il tumore con la dieta vegana” ha un impatto più forte di cento studi clinici. Questo è l’effetto della testimonianza personale, che il nostro cervello percepisce come “reale” perché umana, concreta, emotivamente vicina. Il concetto di “arithmetic of compassion”, ovvero perché una storia personale ci colpisce più dei numeri quando il pensiero critico non è attivo.
Mancanza di fiducia nelle istituzioni
Quando le persone hanno avuto esperienze negative con la sanità, o sentono parlare solo di errori medici, sprechi o inefficienze, sviluppano sfiducia.
In questo vuoto di credibilità, le teorie alternative trovano terreno fertile.
L’OMS ha definito questo fenomeno infodemia, e lo considera una delle principali minacce alla salute globale.
Conferma del proprio pensiero (bias di conferma)
Tendiamo a credere a ciò che conferma quello che già pensiamo o temiamo.
Se sono scettico sui vaccini, troverò rassicurante leggere un post che li mette in discussione.
Il “confirmation bias” è uno dei pilastri della psicologia cognitiva e influenza profondamente il nostro modo di selezionare le informazioni .
Ma dovremmo tenere a mente che una bufala sanitaria non è una semplice fake news: è un pericolo per la salute personale e talvolta anche per la salute pubblica.
Può spingere a rifiutare cure efficaci, a diffidare delle terapie, a credere in rimedi miracolosi e privi di fondamento scientifico.
E ogni volta che questo accade, la medicina perde terreno. E la sofferenza ne guadagna.
Ma come si riconosce una bufala sanitaria? Non è semplice.
Ma neppure impossibile. Ci vuole solo un secondo di occhio e di attenzione.
Almeno per insinuare il dubbio che quello che abbiamo trovato non sia vero.
E sopratutto avere la consapevolezza che tutto deve essere codificato e studiato secondo protocolli e procedure codificate, standard stabiliti e procedure note. Ripetibili ovunque nel mondo.
Ci sono alcuni segnali d’allarme che dovremmo imparare a riconoscere, proprio come si imparano i sintomi di una malattia.

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