Walter Giannò

Smonto narrazioni, rovescio retoriche, salto a piè pari la censura del buonismo. Scrivo quello che altri evitano di pensare.

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Asia Vitale, la vittima del branco del Foro Italico, ha aperto un canale OnyFans, il social media dove tutti possono essere Rocco Siffredi o Valentina Nappi.

Ha raccontato di guadagnare 9mila euro al mese. Una cifra che, facendo i soliti lavori, non le avrebbe mai permesso neanche l’affitto di un monolocale. Ecco: il sesso come marketing, come fonte di reddito.

Apriti cielo. I buonisti con la puzza sotto al naso – magari gli stessi che poi corrono ad abbonarsi al suo canale o navigano su PornHub con l’audio a zero mentre il partner è di là – all’attacco: “Semplicemente quella sera non volevano pagarla…e lei li ha denunciati…”, “ha denunciato per farsi pubblicità”, “era d’accordo con loro, di cosa stiamo parlando”, “le vere vittime sono quei ragazzi”. E altre schifezze.

Dovrebbe essere ovvio capire la grossa differenza che c’è tra uno stupro (di branco) e pubblicare video in cui può mostrarsi come, quando e con chi vuole: il consenso. Tra un no e un sì c’è tutta la differenza del mondo.

Essere una pornostar non significa che devi concederti a chiunque te lo chieda, non significa essere alla mercé di ogni istinto.

E c’è dell’altro: la scelta di Asia ha un forte connotato di rivalsa quasi letteraria, che ricorda i personaggi femminili del naturalismo francese. Quelli l’hanno usata, umiliata, violentata. Oggi lei usa il suo corpo consapevolmente. Ci guadagna. E manda un messaggio preciso: “Il mio corpo non è vostro, è mio. Io decido. Io comando”.

Asia non va criticata.
Asia va compresa.
Anzi, di più: Asia va esaltata.

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