Maurizio Zoppi
Scrivo, parlo, respiro... ma non sempre in quest’ordine
Una volta la famiglia era quel posto dove, almeno in teoria, si trovava calore, protezione e un po’ di zucchero nel caffellatte. Oggi è più simile a una chat di WhatsApp: notifiche sparse, qualche emoji di circostanza e un silenzio che fa rumore.
Il lavoro—quello che non c’è, o che quando c’è occupa ogni ora del giorno—ha preso il posto del tempo insieme. Così, i bambini imparano presto che “infanzia” è solo una parola che trovano sul libro di italiano. Giocare? Sì, ma a incastri tra un pre e un post scuola, tra l’inglese, il nuoto e la logistica dei nonni.
Poi ci sono loro: i neonati da sei mesi già iscritti alla maratona dei nidi, quelli che—secondo le brochure—dovrebbero favorire la socializzazione, ma che nella realtà sembrano più centri di scambio internazionale di raffreddori, virus e batteri. A casa, invece del disegno con le dita, portano un’influenza che passa di padre in madre, di madre in nonno, di nonno in farmacista.
Le madri “emancipate”—così le chiamano—e i padri “collaborativi”—così si definiscono—si trovano comunque intrappolati in un sistema che ha scambiato la libertà con la necessità. Nessuno mette in discussione l’uguaglianza, ma se la parità si misura a colpi di turni di lavoro e corse contro il tempo, forse abbiamo confuso la liberazione con la staffetta.
E non è colpa di una categoria o dell’altra: è un meccanismo che divora tutto e tutti. Alla fine, l’unico a vincere è il calendario, che segna giorni che non torneranno. Quanti divorzi? Quanti padri al lastrico? Quanti, dentro la coppia, subiscono parole che fanno più male di uno schiaffo?
E il bambino, quello sì, impara in fretta a fare il grande, perché il lusso di fare il bambino… non se lo può permettere. Lo so, qualcuno già pensa: “Ecco, vuole riportare le donne in cucina.” No, grazie. Io voglio solo che i bambini possano permettersi il lusso di fare… i bambini.
Se per dirlo devo rischiare un processo, che almeno me lo facciano al Tribunale dei Diritti dell’Infanzia.
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