Giovanni Pizzo
Ex assessore della Regione Siciliana, scrivo su vari quotidiani. Laureato in economia e commercio
Il caso sembra politico, diciamo sembra perché in Sicilia nulla è mai come sembra. Parliamo della nomina di Annalisa Tardino, già eurodeputata e segretaria regionale della Lega nell’isola, a commissario dell’Autorità portuale di una città, Palermo, che ha nel nome dategli dai greci, dopo secoli di dominazione fenicia, la sua mission primogenia, Panormo “tutta porto”, missione strategica seppur dal dopoguerra abbastanza dimenticata. Lo scontro politico avviene perché il governo nazionale non ha concertato con la Regione, a meno che un messaggino whatsApp non abbia sostituito la dignità ufficiale della carta intestata, almeno a mezzo pec, la nomina del commissario. Le cronache di Narnia palermitane parlano di un ricorso che palazzo d’Orleans sta portando davanti al Tar. Intanto bisognerebbe capire quale Tar sia competente giurisdizionalmente, e qui i costituzionalisti più anziani potrebbero trovare l’occasione per lamentarsi come coefore di Eschilo, sulla mancata prerogativa dell’Alta Corte di giustizia, che avrebbe dovuto giudicare i contenziosi sta Stato e Regione Siciliana, la grande incompiuta statutaria del nostro ordinamento autonomo. Schifani da fine giurista sa bene che il ricorso è debole, vista la natura commissariale dell’incarico. Inoltre capisce, da navigato amministrativista, che l’attuale nomina rafforzerà proprio il curriculum della neo commissaria in vista di una nomina a Presidente, dove ovviamente sarà necessario più di un messaggino telefonico. È uno scontro più mediatico che politico, in quanto molto difficilmente, per usare una perifrasi, può fare a meno della Lega e dei suoi maggiori supporter coalizionali, l’asse Sammartino/Cuffaro.
Alla fine tutto finirà con una bella fotografia sorridente, vista la refrattarietà del Presidente Schifani, per sobrietà dietetica, ai riti delle agapi fraterne prandiali, a base di spigole o arancini, a seconda delle latitudini o della generosità dell’ospite di turno. Tuona sempre in Sicilia, ma piove sempre poco, come ci dicono gli invasi, le crisi agricole e le casalinghe nissene. Probabilmente ci sarà un risarcimento politico o gestionale da qualche altra parte, visto che la Sicilia ha tre Autorità portuali, più di ogni Regione in Italia, e ben due aeroporti strategici, che manco la Lombardia ha. Il problema per Palermo, città non Regione, non è quello del chi, ma del cosa deve diventare questo porto. Ringraziamo il Presidente Monti di averci dotato di uno “struscio” a mare, detto waterfront, con panelle, birre, cannoli e calamari fritti di ben 300 mt, con un bel laghetto artificiale da cittadina civile. Si completerà a breve un piccolo centro commerciale collegato alla Stazione marittima progettata da Caronia, ma il resto della costa sembra ancora lasciato a sé stesso.
Inoltre la diga foranea è la stessa dal dopoguerra, mentre le navi hanno aumentato notevolmente il tonnellaggio ed il numero dei container, cosa che dovrebbe aumentare il numero di gru portuali e la logistica di stoccaggio in un retro porto ad oggi inesistente. Cosa deve sbarcare a Palermo a parte le navi da crociera? Non tutti possiamo diventare panellari o ‘gnuri da carrozza per turisti. Qualche tempo fa fu presentato da un noto centro studi nazionale l’idea progettuale di un grande porto, per logistica importante, con l’area industriale di Brancaccio e Romagnolo a fungere da retro porto. Perché oggi il tonnellaggio delle navi sta arrivando a 500.000 tonnellate, super navi, che hanno bisogno di fondali, spazi di manovra e banchine ad hoc. Se la Regione, e la silente città, vuol dire la sua non è sulle poltrone, più o meno amiche, ma sulla mission che una città, che ha avuto la più grossa flotta commerciale del Mediterraneo con collegamenti atlantici, deve avere. Soprattutto con l’allargamento del Canale di Suez, avvenuto da lustri, senza che la Sicilia se ne sia accorta e abbia speso una parola. Indiani, cinesi, coreani, giapponesi, tutti i popoli del Pacifico, ritengono strategico Hormuz, Suez ed il mediterraneo, tranne noi siciliani che ne siamo stati per tremila anni il fulcro. Parliamo di Porto, e non di poltrone, cortesemente. A me sta già bene che ci sia una donna, sa già di Next Generation UE, almeno.
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