“Ho chiarito la mia posizione come ho detto prima di essere sentito, rispondendo alle domande che mi sono state poste”. Lo ha detto il parlamentare di Noi Moderati, Saverio Romano, accompagnato dal legale Raffaele Bonsignore, alla fine dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip, conversando con i cronisti fuori dal palazzo di giustizia, dove è stato sentito nell’ambito dell’inchiesta che lo vede indagato con altri 17, tra cui l’ex presidente della regione, Salvatore Cuffaro. I reati contestati a vario titolo sono associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione.

In merito alla presunta segnalazione di una persona per un subappalto all’Asp Siracusa, il politico ha detto che “le contestazioni sono quelle nei capi di imputazione ma non è accaduto, non c’è stata nessuna possibilità che potesse accadere perché – ha spiegato – ab origine non c’era nessun patto tra me e questi signori, ovviamente. E quindi non ci poteva essere, posto che non c’era il patto, nemmeno una ricaduta sul patto”.

Secondo Romano “il fatto al quale io devo necessariamente attenermi è che non c’è una sola intercettazione che mi possa riguardare. E anche nelle chat c’è mai un riferimento a patti criminosi”.

L’interrogatorio è durato un’ora e mezza circa.

Domani, dalle 9.30, toccherà a Antonio Abbonato, Salvatore Cuffaro, Carmelo Pace e Vito Raso.

Le dichiarazioni prima dell’interrogatorio

“Sono stato trattato malissimo, da social e giornali, ma ci sta. Io vi chiedo il rispetto per il giudice che dovrà prendere delle decisioni importanti. Dico solo: avete visto la canea che si è abbattuta nei miei confronti?”. A parlare all’ingresso di Palazzo di Giustizia è Saverio Romano incalzato dai giornalisti anche sui temi che riguardano i suoi attacchi sul fronte della riforma della magistratura.

“Ovviamente il magistrato fa il suo lavoro, questa è una legge che consente ovviamente il disvelamento di alcuni fatti e ancora stento a capire l’episodio che mi viene contestato; lo chiariremo col giudice, ma quello che è avvenuto sui social, quello che è avvenuto nei giornali che mi riguarda, mettendo insieme un pot-pourri che non mi riguarda ovviamente”. ha continuato il parlamentare di Noi Moderati poco prima di entrare al palazzo di giustizia per l’interrogatorio di garanzia davanti al gip, nell’ambito dell’inchiesta che lo vede indagato con altri 17,  per i quali sono stati chiesti gli arresti domiciliari. I reati contestati a vario titolo sono associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione.

L’inchiesta appalti truccati

L’indagine, che coinvolge anche l’ex governatore siciliano Totò Cuffaro, riguarda un comitato d’affari illegale che gestiva appalti e concorsi pubblici nella sanità. Sia per Romano che per Cuffaro la procura ha chiesto gli arresti domiciliari. Secondo l’accusa avrebbero pilotato un appalto bandito dalla Asp di Siracusa al cui vertice era stato piazzato, proprio su pressione di Romano, il manager Alessandro Maria Caltagirone.

“Non voglio fare polemica con i giornali – ha aggiunto – ma noto che c’è qualcosa che non funziona in quel che è avvenuto. Ho subito una sentenza di condanna irrevocabile, non avendo ancora capito cosa mi si contesta”. “Io sono una delle personalità che più si è esposta per cambiare il sistema – ha spiegato – Qui si pone un tema che riguarda le custodie cautelari. Da quando è in vigore la legge, il numero di richieste di arresto è duplicato. È palese che qualcosa non funzioni”.