Un piccolo oggetto, lungo poco più di 13 centimetri, può raccontare storie millenarie. È quanto sta accadendo a Gela, dove durante uno scavo di archeologia preventiva è stato rinvenuto un rarissimo stilo da ceramista in osso, finemente decorato e in perfette condizioni. Un ritrovamento che non solo conferma la ricchezza del sottosuolo gelese, ma rilancia il dibattito sul valore strategico della città nel panorama archeologico della Sicilia e del Mediterraneo.
Il prezioso reperto è stato scoperto nell’area di Orto Fontanelle, dove sono in corso i lavori per la realizzazione del nuovo palazzo della cultura. Gli scavi, coordinati dalla Soprintendenza di Caltanissetta, hanno restituito un oggetto che gli esperti non esitano a definire straordinario.
“Ancora una volta – ha detto l’assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato – Gela restituisce importanti pezzi di storia che contribuiscono a incrementare la cultura di un territorio che nell’antichità ha avuto un ruolo centrale e che, grazie alla presenza di così tante emergenze di natura archeologica, può davvero crescere e diventare punto di riferimento per il settore”.

Un reperto unico per valore artistico e simbolico
Lo stilo, databile al V secolo a.C., misura 13,2 centimetri ed è realizzato in osso. La sua superficie, ancora perfettamente conservata, è decorata con grande raffinatezza: nella parte superiore si distingue una testa maschile, con tutta probabilità un’erma raffigurante Dioniso, divinità greca legata al vino, al teatro e al piacere. Al centro dello stilo è scolpita invece una rappresentazione fallica, simbolo ricorrente nei culti dionisiaci dell’epoca.
Questo elemento decorativo, che oggi può sembrare provocatorio, aveva in realtà una funzione religiosa e apotropaica: il fallo eretto era simbolo di fertilità e protezione, utilizzato spesso in ambiti rituali.
“Questo stilo rappresenta davvero un unicum nel panorama archeologico del tempo – ha detto la soprintendente per i Beni culturali di Caltanissetta, Daniela Vullo – probabilmente utilizzato come dono alla divinità, per le sue peculiarità merita di essere esposto e restituito alla pubblica fruizione”.

La presenza di un oggetto così elaborato suggerisce un contesto sociale e religioso complesso, in cui arte, artigianato e culto si intrecciavano profondamente. Il fatto che l’oggetto sia stato rinvenuto integro aggiunge ulteriore valore scientifico al ritrovamento.
Scavi e scoperte: Gela crocevia di storia
Il ritrovamento è avvenuto grazie alle indagini di archeologia preventiva, una procedura ormai consolidata che precede l’avvio di importanti cantieri. In questo caso, gli scavi si inseriscono nei lavori per il nuovo palazzo della cultura, un progetto ambizioso che punta a rilanciare l’identità storica e artistica di Gela.
Le ricerche sono state condotte con la direzione scientifica dell’archeologo Gianluca Calà, incaricato dal Comune. Oltre allo stilo, è stata individuata una vasta area urbana risalente all’epoca ellenistica, probabilmente parte di un quartiere abitativo che merita ulteriori approfondimenti.
Questi dati confermano che Gela, fondata nel 689 a.C. da coloni rodio-cretesi, continua a restituire tracce tangibili della sua importanza nel mondo antico, quando era tra le più influenti poleis della Sicilia.






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