Quella appena trascorsa è stata davvero una delle settimane peggiori per la qualità dell’aria in Italia? Sì, e non solo nel nostro Paese. Gran parte dell’Europa ha vissuto giorni difficili sul fronte dell’inquinamento atmosferico, complice una situazione meteo bloccata che ora, però, sta per cambiare in modo deciso.
A spiegare cosa sta accadendo è Federico Brescia, meteorologo de iLMeteo.it, che descrive una fase atmosferica dominata dall’alta pressione e dalla stasi dell’aria nei bassi strati. Una combinazione che ha favorito l’accumulo di smog, polveri sottili e inquinanti soprattutto nelle grandi aree urbane e nelle pianure: “È stata una settimana davvero pessima dal punto di vista della qualità dell’aria in Italia ma in generale su buona parte del continente europeo. L‘anticiclone che ha mostrato il suo lato peggiore, con una stasi dell’aria nei bassi strati, sta per lasciare spazio a un’importante perturbazione”.
Una notizia che, almeno sul piano meteorologico e ambientale, rappresenta una svolta attesa. L’alta pressione, infatti, ha ormai le ore contate e si prepara a cedere il passo a un flusso di correnti più dinamiche.
Negli ultimi giorni molte città italiane hanno registrato livelli critici di inquinamento, con superamenti ripetuti dei limiti delle polveri sottili. La mancanza di vento e di piogge ha impedito il ricambio dell’aria, aggravando una situazione già delicata soprattutto nel Nord Italia.
Il cambiamento in arrivo non sarà solo una questione di pioggia, ma coinvolgerà l’intero assetto atmosferico del Paese, con effetti evidenti anche sulle temperature e sulle aree montane.
Addio anticiclone: arriva la perturbazione
Secondo Brescia, il dominio dell’alta pressione sta per interrompersi in modo netto. “Sono in arrivo piogge abbondanti e non solo, anche copiose nevicate, grazie all’ingresso di un fronte perturbato pilotato da aria polare-marittima”. Si tratta di una dinamica tipica dell’inverno europeo, con correnti atlantiche che riescono a scardinare la stabilità anticiclonica. Un passaggio che porta con sé precipitazioni diffuse e un miglioramento della qualità dell’aria. “Una vera boccata d’ossigeno, sia per ripulire l’aria ma soprattutto per chi ha delle attività in montagna”.
Neve abbondante sulle Alpi: accumuli oltre i 50 centimetri
Il focus principale riguarda l’arco alpino occidentale. “Infatti dalla serata di lunedì 15 dicembre e per tutta la giornata di martedì 16 la neve cadrà abbondantemente sull’arco alpino occidentale con accumuli che oltre i 1500 metri potranno superare i 50 centimetri di accumulo, specie su quelle marittime”.
Si tratta di quantitativi importanti, soprattutto per il periodo. Le Alpi Marittime e le zone di confine con la Francia potrebbero essere le più colpite, con benefici evidenti per il manto nevoso.
Le nevicate, però, non saranno uniformi su tutta la catena alpina. “Precipitazioni nevose che saranno decisamente meno intense e a quote più elevate su tutto il resto delle Alpi”. Una distribuzione irregolare, tipica delle perturbazioni pilotate da aria polare-marittima, che privilegiano i settori esposti alle correnti umide occidentali.
Neve a bassa quota: attenzione tra Cuneese e Astigiano
Uno degli aspetti più delicati riguarda la possibilità di neve a quote insolitamente basse. “Attenzione perché la neve potrebbe raggiungere quote prossime alla pianura, 25-350 metri, tra Cuneese e Astigiano, a causa di una omotermia da rovesciamento”. Un fenomeno meno noto al grande pubblico ma fondamentale per comprendere questi eventi. “Questo fenomeno si verifica quando le precipitazioni (se intense) riescono a trascinare l’aria fredda in quota fino al suolo, mantenendo la colonna d’aria sufficientemente fredda da impedire la fusione del fiocco”.
In pratica, la pioggia intensa favorisce il raffreddamento degli strati più bassi dell’atmosfera, consentendo alla neve di arrivare fin quasi in pianura. Una situazione che richiede particolare attenzione per la viabilità e la gestione delle emergenze locali.
Piogge intense su molte regioni: rischio accumuli elevati
Non solo neve. Il fronte perturbato porterà piogge diffuse su gran parte del Paese. “Sarà invece pioggia su Liguria, Lombardia, Emilia, basso Veneto, Toscana, Sardegna e Sicilia”. Tra le regioni più esposte spicca la Liguria. “Attenzione sulla Liguria dove la persistenza e l’intensità dei fenomeni potrebbe portare accumuli pluviometrici anche superiori ai 100 millimetri (100 litri per metro quadro)”. Numeri che richiamano alla prudenza, soprattutto nelle aree già fragili dal punto di vista idrogeologico. Piogge di questa intensità, concentrate in poche ore, possono causare disagi, allagamenti e smottamenti. Altrove, invece, il maltempo si presenterà in forma più attenuata. “Altrove il cielo risulterà coperto o molto nuvoloso con pioviggini”.
Temperature ancora sopra la media: lo Scirocco domina
Nonostante il ritorno delle precipitazioni, il quadro termico non subirà un vero raffreddamento. “Temperature nel complesso sempre superiori alla media, sotto la spinta di umidi e caldi venti di Scirocco”. Un dettaglio importante, perché spiega perché la neve resterà confinata soprattutto alle zone montane e solo localmente potrà spingersi a quote molto basse. Lo Scirocco, vento meridionale caldo e umido, continuerà a influenzare il clima italiano, mantenendo valori termici più alti rispetto alle medie stagionali.
Cosa succederà dopo: niente freddo intenso in vista
Guardando al medio-lungo termine, lo scenario non sembra destinato a cambiare radicalmente. “Nel medio-lungo termine non si intravedono ondate di freddo importanti, ma nemmeno rimonte anticicloniche degne di nota, sarà infatti il flusso atlantico a dominare la scena”. Questo significa tempo spesso variabile, con alternanza di fasi piovose e pause più stabili, ma senza vere irruzioni di aria gelida. Un assetto che garantisce dinamismo atmosferico, ma che allontana l’idea di un inverno rigido come quelli del passato.
Il nodo dell’Europa orientale: manca il freddo vero
Allargando lo sguardo oltre i confini italiani emerge un elemento chiave. “Se allarghiamo un attimo lo sguardo oltre l’Italia, notiamo subito un punto cruciale: attualmente, nell’Est Europa manca il freddo vero”. Una condizione che ha conseguenze dirette anche sul nostro Paese. “Questa situazione è un problema, perché significa che anche se partissero delle irruzioni continentali di piccola portata, queste non riuscirebbero a raggiungere in modo deciso il nostro Paese”. Il motivo è semplice: “Semplicemente, si mitigherebbero troppo lungo il loro cammino”. In altre parole, senza un serio raffreddamento delle vaste pianure orientali europee, il freddo continentale non ha la forza necessaria per spingersi verso l’Italia. “Insomma, prima di poter sperare nell’arrivo del freddo intenso da est, è fondamentale che le vaste terre dell’Europa orientale si raffreddino a sufficienza”.
Lo sapevi che…?
- L’alta pressione favorisce l’accumulo di inquinanti perché blocca il ricambio dell’aria.
- Le nevicate abbondanti sulle Alpi sono fondamentali anche per le riserve idriche primaverili.
- Il fenomeno dell’omotermia può portare neve in pianura anche con temperature non particolarmente basse.
FAQ – Le domande più comuni
- Perché l’aria è stata così inquinata? Per la stasi atmosferica causata dall’alta pressione.
- La pioggia migliorerà la qualità dell’aria? Sì, aiuta a “ripulire” l’atmosfera.
- Ci sarà un’ondata di freddo intenso? Al momento no, secondo le previsioni.
- Dove nevicherà di più? Sull’arco alpino occidentale, soprattutto oltre i 1500 metri.
- La neve può arrivare in pianura? Localmente sì, tra Cuneese e Astigiano.






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