• Denuncia sulle condizioni di sicurezza del parcheggio Talete
  • Secondo il Comitato Levante Libero manca il collaudo della struttura
  • L’ecomostro è al centro di uno scontro legale tra Comune e Regione

Denuncia del Comitato Levante Libero che in merito al parcheggio Talete, l’ecomostro in cemento armato in Ortigia, sostiene che manca “il collaudo tecnico-amministrativo e prestazionale che su richiesta ufficiale e con risposta anch’essa bollata, all’ufficio del Genio Civile risulta non essere presente”.

Le preoccupazioni

Il Comitato, che nei giorni scorsi ha incontrato l’amministrazione per discutere del futuro della struttura, spinge per la demolizione della copertura in cemento armato del parcheggio ed il recupero della Marinella, al fine di renderla fruibile alla città. “Esprimiamo ragionevoli preoccupazioni, ricordando che il collaudo tecnico amministrativo e prestazionale delle opere pubbliche non è una formalità discrezionale e di poca importanza” spiegano dal Comitato.

Il piano del Comune

Da parte sua, il Comune, nello stesso vertice, ha ribadito la volontà di un piano di riqualificazione del parcheggio dal costo di circa 60 mila euro. “Prima di spendere o sprecare (in base ai punti di vista) tutte queste risorse su una struttura come il Talete, con tutte le sue problematiche ormai note a tutti, non sarebbe d’obbligo verificare bene se le caratteristiche tecniche consentivano e consentono ancora oggi di tenerlo aperto rispettando le vigenti leggi?” si chiede il Comitato.

Il contenzioso tra Regione e Comune

La struttura, realizzata negli anni 90 come opera di protezione civile è al centro di un braccio di ferro tra il Comune e la Regione che chiede il corrispettivo di 20 miliardi, concessi dopo il sisma del 1990, in quanto il piano prevedeva anche la realizzazione di un collegamento tra Ortigia ed il resto della città. Secondo quanto sostenuto dal portavoce del Comitato, Giuseppe Implatini, nel giudizio di primo grado il Comune è stato condannato.

“Un’opera pubblica con finanziamento revocato e con primo grado di giudizio a confermarlo, è gestibile serenamente come se fosse nella piena disponibilità del Comune? Nel caso in cui fosse malauguratamente confermato il precedente esito all’udienza di appello, potrebbe esserne disposto il sequestro e apposti i sigilli?”  si domandano gli esponenti del Comitato.