Carini dice addio ad uno storico dirigente comunista, che rappresentò nelle più alte istituzioni la cittadina del Palermitano per tanti anni. E’ morto ad 83 anni all’alba all’ospedale di Partinico Nino Mannino. Da tempo soffriva di alcune patologie che nel tempo si sono aggravate.

Chi era

Scelse di essere militante del Partito Comunista Italiano per poi diventarne un dirigente e un rappresentante alla Camera dei deputati nel 1983. Rimase in carica per 10 anni durante i quali fu componente della commissione Antimafia. Fu proprio quando la mafia a Carini era potente e invadente che l’onorevole Nino Mannino scese in campo e fu eletto sindaco nel novembre 1993. In pratica fece ritorno in quel palazzo di città che già aveva varcato tante volte a cavallo tra gli anni ’60 e ’80 quando aveva ricoperto anche il ruolo di consigliere comunale.

Il ricordo del sindaco di Carini

“Durante i suoi anni 4 anni di sindacatura, rimasta indelebile nella memoria dei Carinesi – ha ricordato l’attuale sindaco Giovì Monteleone -,  ho avuto l’onore di fare parte della sua sana operosa amministrazione condotta all’insegna del cambiamento culturale e della partecipazione popolare. Quattro anni intensi che sono stati una palestra per me e tanti altri giovani che diventeranno poi anche classe dirigente della comunità carinese. Per me è stato ed è un modello, una figura che mi accompagna sempre da quando ho assunto la massima responsabilità di amministrare la nostra amata Carini. Mentre piango un amico di tante lotte, rivolgo il mio sentito cordoglio e un caloroso abbraccio alla moglie Gemma e ai figli Vincenzo e Jones”.

Le sue origini

Monteleone soprattutto ha ricordato le sue origini. Mannino, infatti, quando scese in politica si è battuto per l’affermazione dei diritti dei più deboli e per un società più giusta. Nato e cresciuto in una famiglia di “buggisi”, come si appellavano le famiglie agiate di Carini sino a qualche decennio fa, invece di trascorrere una  gioventù comoda e spensierata si schierò  con i lavoratori della terra, dei cantieri edili e delle fabbriche: “In un periodo in cui – ricorda il primo cittadino – per avere giustizia sociale le piazze e le strade durante le manifestazioni a volte si trasformavano in campi di battaglia”.

 

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