Mille cittadini di Favara, in provincia di Agrigento, chiedono al ministro Lamorgese il ritiro della denuncia a Cateno De Luca, sindaco di Messina. La lettera è già stata consegnata tramite posta certificata all’ufficio Gabinetto del ministero dell’Interno.

Nei giorni scorsi sono stati segnalati all’autorità giudiziaria i comportamenti tenuti dal sindaco di Messina “perché censurabili sotto il profilo della violazione dell’articolo 290 del Codice penale (Vilipendio della Repubblica, delle Istituzioni costituzionali e delle Forze armate)”. Il Ministro ha deciso di denunciare il sindaco “a seguito delle parole gravemente offensive, e lesive dell’immagine per l’intera istituzione che lei rappresenta, pronunciate pubblicamente e con toni minacciosi e volgari“.

A Favara è sorto anche il gruppo Facebook “Favara sta con Cateno De Luca” che in meno di due giorni ha superato le mille iscrizioni spontanee, un gruppo nato per manifestare solidarietà al sindaco di Messina.  “Abbiamo sentito l’esigenza di ergerci a baluardo in difesa di un sindaco che non conosciamo – si legge nella lettera inviata al Viminale – . Questo perché, sebbene fatto con toni particolarmente accesi, il grido di De Luca atto a proteggere i suoi cittadini lo abbiamo sentito come un gesto di protezione per tutta la Sicilia”.

I mille firmatari del documento inviato al Ministero sostengono che il presidio di De Luca agli imbarcaderi ha portato alla luce una situazione sicuramente complessa e nella quale si sono svolte delle irregolarità,  di cui l’emblema è la famosa vecchia Renault dei francesi che ha attraversato tutta Italia ed è sbarcata indisturbata.

“A Favara – scrivono i sottoscrittori della lettera – si sono autodenunciate soltanto 90 persone di rientro dal Nord, lo stesso numero di persone che si sono autodenunciate in paesi molto più piccoli della Sicilia. Questo vuol dire poco, ma significa che nei porti dell’isola è necessaria la massima attenzione per evitare che il virus continui ad espandersi, specialmente in zone del Paese dove i posti di terapia intensiva sono nettamente meno rispetto all’area focolaio del Nord Italia”.