Protestano ancora gli edili siciliani dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, del nuovo codice dei contratti. “Nuovo codice degli appalti un favore alla mafia? Non lo sappiamo, ma è troppo permeabile alla corruzione”. Ad intervenire nel dibattito innescato in questi giorni sulla norma approvata dal Consiglio dei ministri del Governo Meloni, ma realizzata dal precedente Governo di Mario Draghi è il presidente provinciale di Ance Agrigento Carmelo Salamone.
“Il sistema non agevola la trasparenza”
“Da ormai alcuni anni – spiega – continuiamo a denunciare in solitudine e nel totale disinteresse della politica nazionale come il nuovo sistema di norme connesso all’aggiudicazione dei lavori pubblici non agevoli la trasparenza e la libera concorrenza. Allora, come ora, siamo stati lasciati soli, pur se – purtroppo – i numerosi arresti di funzionari pubblici e amministratori infedeli ci davano ragione. Per questo – continua Salamone – stupisce la presa di posizione del deputato nazionale Pd Anthony Barbagallo, di cui non ricordiamo dichiarazioni su questa vicenda da segretario regionale del Partito democratico quando gli imprenditori contestavano le bozze del nuovo Codice al Governo Draghi”.
Contestato anche Salvini dagli architetti
“Allo stesso modo – continua Salamone – troviamo fuori luogo, per non dire preoccupanti, le dichiarazioni fatte a Lampedusa dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, il quale ha risposto ‘ma non scherziamo’ a chi poneva il dubbio che i nuovo Codice degli appalti fosse, appunto, ‘un favore alla mafia’. Crediamo che l’esponente del Governo Meloni stia prendendo sottogamba una vicenda che ha invece una ripercussione enorme non solo sull’economia dell’isola, ma anche sui tanti imprenditori onesti di questa terra”.
Il divario tra politica e professionisti
Per Salamone resta un divario, oggi non colmabile, tra chi fa politica e chi fa parte della cosiddetta “società civile”. “Nonostante lo abbiamo richiesto più volte a gran voce – spiega – non abbiamo mai potuto partecipare ai tavoli in cui si ragionava delle iniziative legislative che riguardano il settore. La conseguenza è che queste hanno sempre risposto solo a logiche politiche e sono state ben lontane dalle necessità di chi fa impresa in modo onesto. Per questo torniamo a chiedere di essere convocati per fornire un contributo effettivo alla riforma del settore. È necessario – conclude Salamone – che si dimostri con la concretezza delle azioni di voler sostenere una riforma che garantisca trasparenza e legalità”.
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