Non hanno fatto altro che accumulare perdite nonostante avrebbero dovuto essere chiusi da oltre 3 anni.
Stiamo parlando dei vecchi consorzi Asi, per i quali è necessaria una nuova riforma dopo quella varata nel 2012 che a ben poco è servita.

Secondo una legge di quell’anno infatti, i consorzi dovevano essere liquidati e le loro numerose proprietà passare all’Irsap, ma così non è stato.

I dati di una situazione a dir poco disastrosa vengono riportati dal Giornale di Sicilia e sono contenuti in una lettera che l’assessore alle Attività produttive, Mariella Lo Bello, ha inviato al presidente della commissione parlamentare Pippo Laccoto.

Gli undici vecchi consorzi hanno accumulato 276 milioni e 571 mila euro di perdite, ed il dato è destinato a crescere, in quanto aggiornato al 31 dicembre 2014.

Il caso più clamoroso è quello del consorzio Asi di Agrigento che ha accumulato perdite per 44 milioni e 338 mila euro.
I vecchi consorzi Asi sono gli enti che gestivano le aree industriali. Ne esisteva uno in ogni provincia più quelli di Gela e Caltagirone.

All’inizio del 2012 fu approvata la riforma che diede vita all’ Irsap, che accentra tutte le competenze gestionali dei vecchi consorzi, che dovevano essere chiusi, mentre il ricavato della vendita dei loro beni, che ammontano ad oltre 6 milioni di euro, doveva passare all’Irsap.

Perdite considerevoli anche ad Enna: ben 7,2 milioni malgrado crediti e proprietà per 4,9 milioni, deficit residuo di 3,8 milioni. A Messina le perdite sono di 54,8 milioni e i crediti e le proprietà valgono 51,3 milioni.
Le perdite maggiori si registrano a Ragusa: 106,7 milioni anche se lì sulla carta si potrebbe contare su crediti per 120 milioni. A Palermo i debiti alla fine del 2014 ammontavano a 13,8 milioni ma in bilancio ci sono attivi per 141 milioni. A Catania le perdite valgono 7,6 milioni, a Gela 5,4 milioni, a Caltanissetta 4,2 milioni, a Siracusa 19,5 milioni, a Caltagirone 8,5.

L’assessore Lo Bello dichiara: “La verità è che la riforma del 2012 è nata zoppa e ora sta mostrando tutti i propri limiti. Non riusciamo nemmeno a individuare una guida dell’Irsap, che secondo le vecchie regole dovrebbe essere nominata dopo l’ indicazione delle associazioni imprenditoriali.
C’ è un commissario, Maria Grazia Brandara, che può svolgere solo l’ ordinaria amministrazione e al quale stiamo provando almeno a dare poteri per recuperare i crediti”.

Le speranze si concentrano adesso nell’approvazione di tre norme che l’ Ars esaminerà nella Finanziaria bis attualmente in commissione: “Prevediamo – conclude l’ assessore – di riportare in mano alla Regione la scelta del presidente e di separare la gestione dei vecchi consorzi da quella dell’ Irsap. Infine prevediamo di fare ricorso a commissari liquidatori che soddisfino i debitori. Nell’attesa avvieremo anche una verifica su questi debiti per capire come sia stato possibile arrivare a queste cifre”.
L’ ultima norma su cui confida la Lo Bello “è quella che permetterà di abbassare gli stipendi dei dirigenti degli enti regionali fino a 100 mila euro.
Oggi all’ Irsap ci sono almeno 5 dirigenti che oscillano fra i 114 mila e i 144 mila. Buste paga che con gli oneri contributivi a carico nostro arrivano a costarci anche 200 mila euro all’anno. Troppo”.