La procura di Cagliari ha disposto l’autopsia sul corpo di Giuseppe Sarullo, 32 anni, di Ribera (Agrigento), trovato morto in circostanze poco chiare mentre si trovava in Sardegna, in una colonia agricola, dove era stato destinato dal tribunale nell’ambito di una misura di sicurezza personale detentiva per una condanna da lui subita per evasione e ricettazione. Il cadavere è stato trovato nella sua cella.

I familiari hanno presentato un esposto, rivolgendosi all’avvocato Giovanni Forte, il quale dice: “Abbiamo chiesto di accertare la causa della morte del ragazzo ma, evidentemente, riteniamo anche necessario accertare eventuali responsabilità nell’ambito dei controlli”. Un mese fa Sarullo era potuto tornare a Ribera per qualche giorno grazie a un permesso premio.

Suicidio in carcere, aperta un’indagine

La procura della Repubblica di Cagliari ha aperto un’indagine per istigazione al suicidio sulla morte di Angelo Frigeri, 40 anni, trovato morto impiccato la vigilia di Pasqua nella sua cella nel carcere di Uta (Cagliari). Stamane, alla presenza dell’avvocato Giancarlo Frongia, che rappresenta il padre e la sorella della vittima, il pm Daniele Caria ha affidato l’incarico per l’autopsia, poi effettuata in tarda mattinata dal medico legale Matteo Nioi, lo stesso che ha eseguito una prima ispezione esterna sul corpo.
Frigeri era stato trasferito da qualche giorno a Cagliari dal carcere di Badu ‘e Carros, a Nuoro, dove la Squadra mobile aveva scoperto un giro di telefonini introdotti illegalmente e destinati a detenuti, molti dei quali nell’area di alta sicurezza da cui lo scorso febbraio era evaso il boss della Sacra Corona Unita, Marco Raduano, tuttora ricercato.

Frigeri, ex idraulico, era stato condannato all’ergastolo per lo sterminio di un’intera famiglia a Tempio Pausania, avvenuto il 15 maggio del 2014. Per togliersi la vita, l’uomo ha creato un cappio nel suo letto coi lacci delle scarpe. Tutto sembra confermare l’ipotesi del suicidio, evento che ha colto di sorpresa i familiari di Frigeri, come confermato dal loro legale. Al momento non ci sono elementi per ritenere che il detenuto soffrisse di depressione o di un disagio psichico così marcato da indurlo a uccidersi nè ci sono sospetti su eventuali condizionamenti, ma l’ipotesi di reato formulata consente di portare avanti gli accertamenti necessari a far luce sulle ultime ore di Frigeri. I familiari sapevano del suo trasferimento a Uta, ma ne ignorano le ragioni. «Chiedono chiarezza sull’accaduto», riferisce il loro avvocato all’AGI.

L’ex idraulico era stato giudicato colpevole della strage della famiglia Azzena durante una rapina in casa finita male nel 2014, in cui erano stati uccisi a mani nude il titolare di un negozio di calzature 50enne Giovanni, la moglie 46enne Giulia Zanzani e il loro figlio 12enne Pietro.

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