Due amiche per la pelle di Canicattì rischiano di trovarsi presto davanti ad un giudice su fronti contrapposti dopo aver condiviso lo stesso uomo.

Una quarantenne infatti ha scoperto che una sua cara amica era l’amante del marito e l’autrice di una serie insopportabile di molestie telefoniche, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Tanto da convincerla a denunciare tutto alla polizia non prima di aver scaricato un’applicazione a pagamento che le ha consentito di conoscere l’identità del proprietario del telefono cellulare da cui partivano le chiamate.

La donna oltre alla rabbia e al fastidio ha dovuto anche subire un logorio interno non comune prima di arrivare alla decisione di rivolgersi al personale del commissariato di Canicattì cui ha formalizzato regolare denuncia.

Non deve essere stato facile scoprire ed accettare il fatto che una delle sue migliori amiche fosse l’ignoto molestatore telefonico. Peggio ancora che fosse donna e l’amante del marito.

Gli iniziali sospetti della vittima hanno trovato puntuale conferma negli accertamenti, seguiti alla denuncia, effettuati dai poliziotti del commissariato di Canicattì cui la quarantenne stanca delle molestie si era rivolta dopo aver scoperto tutto e dopo aver maturato l’intenzione di vendicarsi.

Sulle prime infatti pare che l’autrice delle chiamate moleste abbia negato di esserne l’autrice e di non sapersi spiegare cosa stesse accadendo.

Smentite di circostanza anche per evitare che venisse fuori la tresca con il marito della sua migliore amica. Il tempo e le indagini della polizia però hanno portato ad una ricostruzione dei fatti più grave di quanto la stessa vittima potesse immaginare. L’autrice delle telefonate, amica e coetanea della denunciante, è risultata così essere anche l’amante del marito cui pare avesse pure confidato le strane telefonate molestatrici andate avanti per diverso tempo.

L’insistenza nel tempestare di telefonate la vittima è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso convincendo la donna a scaricare un’applicazione per il telefono cellulare che a pagamento consente non solo di vedere il numero chiamante, anche se impostata la chiamata anonima, ma addirittura il comune dove si trova. Con in mano quegli elementi e la mancanza di una convincente spiegazione la quarantenne si è recata in commissariato.

Pensando ad un caso di persecuzione sessista il dirigente, il vice questore Cesare Castelli, deve aver attivato la speciale sezione investigativa interna al commissariato di via Giangiacomo Ciaccio Montalto.

Il responso investigativo è stato di diversa portata. I poliziotti alla fine delle indagini hanno concluso che le telefonate moleste erano state fatte dall’amica della vittima al fine di tenerla in tensione e farle saltare i nervi compromettendo la serenità familiare. Gli investigatori hanno accertato pure che la telefonista aveva una relazione con il marito della vittima e sua migliore amica.

Dopo aver convocata in ufficio la presunta responsabile, la donna è stata denunciata dalla polizia all’autorità giudiziaria per l’ipotesi di reato di «molestie telefoniche». Le due necessariamente si rivedranno in tribunale per il processo o in commissariato per un tentativo di conciliazione con remissione di querela.