Torna di colore nero il fiume Naro ad Agrigento. A denunciarlo, con documentazione video a fotografica, è l’associazione ambientalista Mareamico. “Anche nel 2023, per colpa di qualche imprenditore oleario disonesto – si legge in una nota -, il fiume Naro ad Agrigento è diventato scuro per la presenza di acque di vegetazione. E tutto ciò avviene, nonostante gli intensi controlli dei carabinieri del nucleo ambientale, che negli scorsi anni hanno colpito duramente questa categoria di imprenditori”.
Scarti estremamente inquinanti
Il fiume Naro attraversa le campagne di Canicattì, Naro, Camastra e Favara, zone ricche di frantoi, rendendo difficoltosi i controlli. Le acque di vegetazione rappresentano l’ultimo sottoprodotto proveniente dalla molitura delle olive, che sversato nei fiumi ne provoca la tipica colorazione violacea. Queste acque derivanti dalla lavorazione delle olive, che sono un vero e proprio rifiuto, sono duecento volte più inquinanti delle acque fognarie.
L’ultima operazione a dicembre
Nel dicembre scorso è stato beccato un opificio a scaricare, inquinando il corso d’acqua, nel fiume Magazzolo a Cammarata, sempre in provincia di Agrigento. A scoprire lo scempio, denunciando tre persone ed elevando sanzioni per oltre 15 mila euro, sono stati i carabinieri del centro Anticrimine Natura di Agrigento. Attività d’indagine che è scaturita dalle annuali verifiche sulla campagna olearia. I militari dell’Arma, durante i controlli, hanno rinvenuto uno scarico abusivo di acque di vegetazione attraverso un sistema di collettamento che conduceva direttamente nel letto del fiume Magazzolo.
Le continue denunce
Sempre alla fine dello scorso anno la situazione degli scarichi provenienti dai frantoi venne per l’ennesima volta denunciata dagli attivisti di Mareamico Agrigento. Fu pubblicata una foto del 2012 in copertina. “Questa immagine è storica – scrissero –. Proprio 10 anni fa come oggi abbiamo ricevuto questa foto, scattata da un nostro amico con un deltaplano a motore. Da quel momento abbiamo capito il danno che stavano perpetrando all’ambiente la maggior parte dei proprietari dei frantoi che, irresponsabilmente e illegalmente, rilasciavano nei valloni o nei fiumi le acque di vegetazione, che poi inevitabilmente finivano in mare uccidendo l’ecosistema. Ancora oggi, nonostante le denunce e i conseguenti sequestri e multe, questi imprenditori senza scrupoli, continuano a inquinare i nostri corsi d’acqua”.
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