Non c’è abbastanza lavoro da assicurare la stabilità né molte prospettive. Programmare il proprio futuro, per i giovani, è diventato più che mai difficile. E così molti lasciano la propria regione alla ricerca di un posto dove lavorare e vivere meglio.

Accade dappertutto ma la Sicilia registra un triste primato nell’Agrigentino: Licata, Favara, Aragona e Palma di Montechiaro, sono tra i primi 20 Comuni italiani nei quali si registra il maggiore tasso di emigrazione, così come è avvenuto dai primi del Novecento agli anni Settanta.

Negli anni Novanta invece, le cose sembravano andare meglio. Gli emigranti erano tornati nei loro paesi con i risparmi accumulati da tutta la vita, insieme ai figli che erano nati in Nord Italia o all’estero. Gli stessi che adesso stanno andando via.

I sindaci del Comuni interessati dal massiccio fenomeno emigratorio sono preoccupati. Come il sindaco di Licata, che sottolinea le potenzialità del suo paese: 24 chilometri di costa, le ville liberty, il barocco, gli insediamenti archeologici. Angelo Cambiano invita i giovani all’autoimprenditorialità, insomma, bisogna fare in modo di inventarsi il lavoro.

I dati relativi a Favara sono allarmanti. Ad andare via, sono in prevalenza laureati e diplomati che cercano una propria autonomia rispetto ai genitori e che spesso accettano lavori che nulla hanno a che fare con il percorso di studi seguito.

L’emigrazione ad Aragona, nel 2011 e 2012, aveva avuto picchi sorprendenti, anche network nazionali si occuparono del fenomeno.

Pasquale Amato, sindaco di Palma di Montechiaro, fornisce al Giornale di Sicilia numeri che si commentano da soli: “Secondo i dati di cui siamo in possesso è il 2013 l’ anno in cui abbiamo registrato il picco di palmesi costretti ad emigrare all’ estero. Ma, costantemente, ben 440 nostri concittadini, ogni anno, lasciano Palma di Montechiaro per cercare fortuna altrove. Stiamo facendo un monitoraggio nelle scuole, ma siamo già in possesso dei dati dell’ istituto comprensivo “Milani”. Bene, solo quest’ anno, ci sono 20 studenti in meno, proprio a causa dell’ emigrazione, significa che viene a mancare un’ intera classe. E 20 su 600 non sono pochi”.