Sono stati fissati a domani gli esami autoptici sui 5 corpi della strage familiare di Licata. La Procura di Agrigento ha stabilito l’esame all’obitorio dell’ospedale di San Giovanni di Dio ad Agrigento nella speranza di poter raccogliere ulteriori elementi nella ricostruzione di quel che è accaduto la mattina di mercoledì alla periferia di Licata in una casa di campagna dove Angelo Tardino, 48 anni, ha esploso 16 colpi di pistola prima di uccidersi al culmine di una lite col fratello avvenuta per motivi patrimoniali. A rimanere uccisi il fratello dell’omicida-suicida, la moglie e i due figli.
Cristallizzare la scena
L’autopsia potrebbe aiutare a chiarire anzitutto come si sono svolti i fatti, in che ordine cronologico e così cristallizzare la tragica scena della strage. Anche se gli inquirenti sono convinti di aver oramai già chiarito una buona fetta di quanto accaduto e del movente soprattutto. Si parla di una eredità contesa tra i due fratelli che continuavano ad avere dei litigi. Liti per la suddivisione della “roba” di famiglia, centinaia e centinaia di ettari di terreno dove vengono coltivati carciofi e primaticci in serra come zucchine e pomodori, andavano avanti da tempo, forse da anni. Un tarlo che si è insinuato nella mente di Angelo Tardino, arrivato a compere la strage.
Le paure della figlia maggiore
Gli inquirenti stanno sentendo parenti e amici delle vittime. E mano a mano che passano le ore arrivano le conferme di questa ricostruzione fatta dagli inquirenti. Diversi compagni di scuola di Alessia Tardino, la 15enne rimasta vittima della furia dello zio, hanno sostenuto che era preoccupata e parlava spesso di questi contrasti sorti tra suo padre e per l’appunto il fratello. “Litigano continuamente” avrebbe raccontato. Stando sempre a quel che si è raccolto in queste ore la madre dei due ragazzini avrebbe detto loro di non preoccuparsi, che lo zio alzava la voce ma che poi tutto passava.
Comunità sconvolta
Licata, e non solo, è sconvolta da quanto accaduto. Ieri nelle rispettive scuole dei due fratellini uccisi, Alessia e Vincenzo di 11 anni, tantissima commozione. Il banco di Alessia è stato inondato di messaggi e da fiori bianchi. Vincenzo frequentava la scuola media “Marconi” nella cui pagina social è apparso questo toccante messaggio: “La nostra Giornata della Memoria assume, oggi, un significato ancora più forte; il nostro No ad ogni forma di violenza, ma l’educare all’amore e al rispetto della persona umana Sempre, continua, con ancora più determinazione, ad essere la priorità per la nostra e per tutte le scuole del mondo. Le nostre attività, in questa giornata, verranno dedicate al ricordo di Vincenzo e della sua dolce famiglia, vittime innocenti della crudeltà umana. Ricordare per non dimenticare, educare per formare cittadini consapevoli e responsabili”.
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