Due donne finiscono sotto inchiesta per la gestione di un vasta traffico di droga ma decidono di collaborare con la giustizia e le loro ammissioni fanno scattare una vasta operazione che ha smembrato una organizzazione che commerciava ogni tipo di sostanza stupefacente praticamente in tutta la provincia di Agrigento.

La Polizia di Stato di Agrigento ha eseguito numerose misure cautelari personali tra i comuni di Agrigento, Favara e Canicattì per i reati di traffico di sostanze stupefacenti come hashish, marijuana e cocaina. Le indagini dei poliziotti della squadra mobile sono partite da due giovani donne che hanno svelato una fitta rete di spaccio di stupefacenti di varia natura, gestita, secondo gli inquirenti, con spregiudicate modalità imprenditoriali, alla luce del sole ed anche in luoghi della città sensibili. Circostanze che determinano in fase di procedimento giudiziario, numerose aggravanti.

Così, al culmine di una inchiesta durata alcuni mesi, la Squadra Mobile agrigentina ha notificato 15 misure cautelari, firmate dal gip del tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, ad altrettante persone residenti proprio fra la città dei Templi, Favara e Canicattì, in pratica governando quasi l’intera provincia agrigentina nel settore degli stupefacenti

Gli indagati sono complessivamente 21. Nove sono stati posti agli arresti domiciliari, quattro sono stati raggiunti dall’obbligo di dimora, uno dall’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e un altro ancora al divieto di soggiorno nel Comune di Agrigento. Due le donne che hanno rappresentato quella che è stata la chiave di volta. I poliziotti hanno scoperto, scovando i collaboratori delle due, la fitta rete di spaccio che avveniva alla luce del sole e anche il luoghi ritenuti “sensibili”.

Durante le indagini sono stati effettuati numerosi sequestri di stupefacente di vario tipo e numerosi sono stati gli acquirenti che, seguiti durante l’acquisto e dopo essersi allontanati dal luogo di spaccio sono stati trovati in possesso dello stupefacente senza poter negare l’acquisto

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