Reazioni si sconcerto e dolore dal mondo istituzionale dopo che un giovane migrante in fuga dal centro d’accoglienza Villa Sikania di Siculiana (Ag) è stato investito da un’auto ed è morto questa notte. Si tratta di un ragazzo eritreo di 20 anni che era arrivato nella struttura lo scorso primo agosto. L’incidente ha causato anche il ferimento di tre poliziotti che stavano cercando di bloccarlo. Sono stati trasferiti all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento.

Due hanno riportato traumi e contusioni varie, il terzo invece ha una frattura e dovrà essere sottoposto ad un delicato intervento chirurgico. L’automobilista, un 34enne, è stato fermato.

Fra i primi a esprimere il proprio dolore è Leoluca Orlando, presidente di Anci Sicilia. “Esprimiamo solidarietà alla polizia e ai tre agenti feriti e dolore per la morte del giovane eritreo investito mentre cercava di fuggire – dice Orlando commentando quanto accaduto nel centro d’accoglienza Villa Sikania di Siculiana -. Questi episodi, sempre più frequenti e drammatici, ci devo far riflettere sull’assoluta necessità di tornare ad un sistema di accoglienza quanto più di diffuso sul territorio con l’obiettivo di creare mega centri che diventano ingestibili e creano forti tensioni sociali tra chi è ospite della struttura e le comunità che vivono nel territorio”. Lo ha detto Leoluca Orlando, presidente di Anci Sicilia commentando quanto accaduto nel centro d’accoglienza Villa Sikania di Siculiana”.

“Una tragedia evitabile –  sostiene Daniele Tissone, segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil -. È morto un migrante, poteva morire un poliziotto. È inaccettabile che possa perdere la vita così qualsiasi persona. I temi dell’immigrazione, come sosteniamo da tempo, non possono essere trattati come emergenziali e soprattutto non come questioni di ordine pubblico”.   “La politica deve avere la forza – dice Tissone – di dare risposte certe ai cittadini, ai poliziotti e a chi arriva nel nostro paese: bisogna coniugare sicurezza e accoglienza, non c’è altra via. Per farlo però servono regole chiare e protocolli operativi concreti che, ad esempio, consentano alle lavoratrici e ai lavoratori in divisa di sapere se i migranti con cui sono in contatto abbiano contratto il Covid-19”.

Di “generale clima di disordini gravi, caos e improvvisazione” parla Valter Mazzetti, segretario generale della Federazione Fsp Polizia di Stato.   “Le conseguenze nefaste – spiega Mazzetti – sono sempre troppe per chi indossa la divisa, senza contare che i servizi hanno ormai superato il limite del sopportabile. Mentre rivolgiamo tutta la nostra solidarietà ai colleghi feriti, e un pensiero commosso per la morte di un giovane uomo, vogliamo evidenziare come il problema è che si rischia l’assuefazione a uno stato di cose che non può continuare, ma che invece va avanti da troppo tempo a fronte di vuoti proclami di una politica che non sta mettendo in campo risposte concrete, ma purtroppo, nei fatti, si dimostra sempre più incapace e menefreghista”.

Foto Grandangolo Agrigento