Oltre 200 giostrai siciliani hanno scritto al premier Giuseppe Conte e al ministro Dario Franceschini per chiedere un reddito di emergenza e una serie di misure di tutela e contenimento finanziario.

I giostrai sono stati costretti a coprire le giostre con i tendoni, sepolti dalle spese da affrontare senza piu’ alcuna entrata economica.

Siamo fermi da mesi, abbiamo bisogno che le istituzioni ci ascoltino, non abbiamo risorse per la sopravvivenza delle nostre famiglie. Lo Stato ci deve aiutare, non siamo invisibili”, dice Toti Speciale, presidente nazionale
dell’unione esercenti spettacoli viaggianti.

Rino Talarico, giostraio agrigentino, bloccato ad Avola, e’ consapevole del momento drammatico e sa bene che le giostre saranno le ultime a ripartire, nel frattempo, chiede “di non essere abbandonato dalla politica”.

Le rivendicazioni dei giostrai dell’isola sono state sposate da Natalia Re e Vito Ferrantelli, coordinatori di
Italia Viva della provincia di Agrigento: “Sono la categoria più a rischio, sono stati messi ai margini – dicono – non possono aprire e se anche lo facessero nessun genitore porterebbe i propri figli a fare un giro su un ottovolante, dove non ci puo’ essere il distanziamento sociale. La politica deve trovare una soluzione anche per i giostrai che non possono essere abbandonati”.

Nel corso di una videoconferenza tra i giostrai, Natalia Re e Davide Faraone, capogruppo al Senato di Italia Viva
hanno assicurato che “il grido d’allarme della categoria arrivera’ sui tavoli romani”.

Ma i giostrai non sono, purtroppo, l’unica categoria lavorativa ferma da mesi a chiedere di tornare al lavoro.
Negli ultimi giorni si sono registrate, solo per fare un esempio, un po’ in tutte le province dell’Isola, le proteste di esercenti di varie categorie merceologiche e soprattutto dei ristoratori, i quali chiedono regole certe per la riapertura.

A protestare anche barbieri, parrucchieri e titolari dei centri estetici che chiedono sostegno e denunciano l’abusivismo dilagante nel settore.

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